Mario Draghi critica l’Europa, non si cresce né si investe: a rischio “competitività e sovranità”

Mario Draghi critica l'Europa, non si cresce né si investe: a rischio "competitività e sovranità"Mario Draghi e Ursula von der Leyen © EC - Audiovisual Service/Dati Bendo

A una anno dalla pubblicazione del Rapporto sulla competitività europea di Mario Draghi, la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha organizzato una conferenza per fare il punto della situazione proprio con l’ex presidente del Consiglio italiano che critica l’Europa. “Il nostro modello di crescita sta svanendo. Le vulnerabilità stanno aumentando. E non esiste un percorso chiaro per finanziare gli investimenti di cui abbiamo bisogno – ha spiegato l’economista – L’inazione minaccia non solo la nostra competitività, ma la nostra stessa sovranità”.

Non si è d’impatto, sostanzialmente, e non si agisce nascondendosi dietro un fantomatico “rispetto dello Stato di diritto” È per questo che il nostro modello di crescita rischia di crollare e che le dipendenze strategiche possono rivelarsi una zavorra pericolosa.

Le dichiarazioni dell’ex premier e il futuro dell’Ue

Secondo Mario Draghi, l’Europa deve prepararsi “ad affrontare tempi straordinari con azioni straordinarie” e deve infrangere “tabù di lunga data”, in modo tale da non farsi fermare “limiti autoimposti”. L’ex premier suggerisce di creare “coalizioni di Stati volenterosi, attraverso meccanismi come la cooperazione rafforzata”.

Il piano prevede anche di “considerare debito comune per progetti comuni, a livello Ue o tra una coalizione di Stati membri, per amplificare i benefici del coordinamento”, un obiettivo difficile da raggiungere. Inoltre, per Draghi “un’emissione congiunta non espanderebbe magicamente lo spazio fiscale”, tuttavia “consentirebbe all’Europa di finanziare progetti più grandi in aree che aumentano la produttività ‒ innovazione dirompente, tecnologie su scala, R&S per la difesa o reti energetiche ‒ dove la spesa nazionale frammentata non può più bastare”.

Il fabbisogno annuo di investimenti per il periodo 2025-2031 è salito a quasi 1.200 miliardi di euro, secondo la stima della Banca centrale europea, rispetto agli 800 miliardi di euro del 2024. Si rivela necessario, quindi, aumentare la produttività delle imprese più rapidamente dei costi di interesse, abbattere le barriere nel mercato unico, spingere sulle riforme.

Fondamentale è colmare il divario di innovazione nelle tecnologie avanzate, tracciare un percorso di decarbonizzazione che sostenga la crescita e rafforzare la sicurezza economica. Per Mario Draghi i punti deboli dell’Europa sono rappresentati da “sforzi nazionali non coordinati, o cieca fiducia che le forze di mercato costruiranno nuovi settori”. Bisogna imparare a resistere alle pressioni in “difesa, industria pesante e tecnologie che plasmeranno il futuro”.

Il rapporto Draghi compie un anno, ma l’Europa resta indietro

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