Sei regole da infrangere per diventare un imprenditore di successo

Dal palco di un Tedx alla London Business School, John Mullins invita a pensare fuori dagli schemi: sei mentalità per innovare e cambiare il mondo.

Per innovare bisogna imparare a infrangere alcune regole. È il messaggio lanciato dal professore e autore di best-seller, John Mullins, dal palco di Tedx alla London Business School nell’aprile 2023: durante il suo intervento, Mullins ha illustrato sei regole per diventare un imprenditore di successo.

Si tratta, ha affermato il professore, di sei mentalità, sei approcci fuori dal comune, “che infrangono le regole e che possono aiutare chiunque a cambiare il mondo”, ha detto al pubblico. Si tratta di mentalità che vanno contro le cosiddette best practice adottate nelle grandi aziende e che non vengono insegnate alla London Business School e in altre business school.

1 – Sì, si può fare.

Secondo Mullins, il primo passo è saper dire “sì” anche quando la richiesta di un cliente sembra fuori dal nostro perimetro. In azienda si insegna a restare nel proprio ambito: bisogna capire in cosa si è davvero bravi – le cosiddette competenze chiave – e costruirci sopra, investirci, farle crescere, renderle più solide. “E se qualcuno ci chiede di fare qualcosa di diverso, al di fuori di quel perimetro, cosa dovremmo dire?”, chiede Mullins. “No, mi dispiace, non facciamo questo tipo di cose qui”. Niente di tutto questo. L’esempio è la storia del brasiliano Arnold Correia, che ha lanciato Atmo Digital proprio ignorando quelle regole. Senza alcuna esperienza di tecnologie satellitari, ha accettato la sfida di trasmettere eventi in tempo reale in oltre 200 negozi. Da lì in poi, Arnold ha reinventato la sua attività per ben quattro volte, semplicemente rispondendo “Sì, possiamo” quando un cliente gli chiedeva qualcosa di nuovo, anche se lontano dalle sue competenze di base.

2 – Problemi prima dei prodotti

Un altro punto centrale è il ribaltamento della logica di molte grandi aziende, dove ci si concentra soprattutto sui prodotti e non sui problemi da risolvere. “Gli imprenditori, invece, non si concentrano sui prodotti, ma sui problemi”. Mullins ha raccontato di John Thorne, inventore di una pinza chirurgica capace di non incollarsi ai tessuti. Dopo i primi clienti tra i chirurghi estetici, la vera svolta arriva con i neurochirurghi: “Mi sono chiesto se ci fosse un’altra specialità chirurgica con un problema ancora più grande che io potessi risolvere”, racconta Thorne. Da lì nacque un business di successo poi venduto a Stryker.

3 – Dal piccolo al grande

Le grandi aziende ragionano su mercati enormi, perché si vuole “spostare l’ago della bilancia”. Perché mai una grande azienda dovrebbe occuparsi di una nicchia di mercato? Non bisogna temere di iniziare da un mercato molto ristretto. Così fecero Phil Knight e Bill Bowerman, i fondatori di Nike, che progettarono scarpe specifiche per i corridori di lunga distanza, un segmento minuscolo. Da lì, un passo alla volta, nacque un colosso globale.

4 – La liquidità prima di tutto

Altra capacità è quella di “chiedere i soldi e usare il flusso di cassa. Per imprenditori come Elon Musk e il team Tesla, “il denaro è il sangue che tiene in vita l’azienda”. Ecco perché, prima ancora di vendere la prima Roadster, girarono la California per venderla in anticipo a personaggi facoltosi, amanti dell’ambiente e delle belle auto. Vendettero 100 Tesla Roadster a 100 mila dollari l’una, pagati in anticipo. Dieci milioni di dollari di liquidità, prima ancora di costruire il primo modello. Un principio che ha guidato Tesla fino a oggi. Quando è stata presentata la Model 3, alcuni anni fa, quasi mezzo milione di persone versò un anticipo di 1.000 dollari ciascuno. A conti fatti, mezzo miliardo di dollari in banca, in contanti, per iniziare a progettare.

5 – Prendere in prestito

Non sempre servono grandi capitali: a volte basta chiedere. È la strada seguita da Go Ape, la società che ha portato le avventure sugli alberi nel Regno Unito utilizzando i terreni e le strutture della Forestry Commission. Quest’ultima cercava il modo di aumentare il numero di visitatori nei propri parchi. I fondatori di Go Ape, Tristram Mayhew e sua moglie Rebecca, fecero una semplice proposta alla Forestry Commission: “Se ci lasciate costruire cinque percorsi per dimostrarvi che funziona, vorremmo l’esclusiva per i prossimi 25 anni.” L’accordo fu fatto. Oggi ci sono più di 30 percorsi Go Ape in UK, e diversi anche negli Stati Uniti, e tutto è stato possibile perché hanno preso in prestito la maggior parte delle risorse: alberi, servizi igienici, parcheggi. Hanno dovuto solo montare la loro attrezzatura.

6 – Per innovare non serve il permesso

Infine, Mullins ha lanciato un monito: non aspettare sempre autorizzazioni e permessi. Gli innovatori, come dimostra la nascita di Uber, spesso si muovono in territori dove le regole non sono ancora state scritte. “Nelle grandi aziende, se vuoi fare qualcosa di nuovo, devi prima passare dagli avvocati. È difficile ottenere un sì e ci vuole tempo, mentre è molto facile ricevere un no”. Nel fondare Uber, Travis Kalanick e Garrett Camp, chiesero al Comune di San Francisco di creare un servizio di taxi senza taxi? Probabilmente no, altrimenti avrebbero ricevuto un no come risposta.

“Non approvo molte delle scelte fatte da Uber lungo il percorso, alcune eticamente discutibili, altre probabilmente illegali”, sottolinea Mullins. “Ma il principio degli imprenditori che si muovono in avanti quando le regole sono ambigue o non aggiornate è questo: vai avanti e fallo”.

Quattro domande

Il professore ha chiuso il suo intervento lasciando quattro domande al pubblico. “Prima domanda: quali di queste mentalità fanno già parte di te oggi? Seconda: quali delle altre puoi imparare? Sono apprendibili? Io penso di sì. Terza: puoi insegnarle a qualcuno con cui lavori? E infine, più rilevante: c’è una sfida che affronti oggi per la quale una o più di queste mentalità potrebbero aiutarti a superare gli ostacoli?

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