Dopo varie ipotesi su come andarci anticipatamente, si torna a parlare di pensioni: la rivalutazione degli assegni nel 2026 vale 5 miliardi di euro. Questo è quanto si evince dai calcoli effettuati dai tecnici del Governo di Giorgia Meloni in vista della manovra d’autunno. La somma da considerare è al lordo del ritorno fiscale che l’aumento degli assegni genererebbe in automatico.
Il calcolo mantiene l’attuale suddivisione per fasce di reddito sperimentata nel 2025. Nella fattispecie si è attuata una rivalutazione del 100% per gli assegni fino a quattro volte il trattamento minimo, si sono considerati il 90% per quelli tra le quattro e le cinque volte il trattamento minimo e il 75% per quelli superiori a cinque volte il trattamento minimo. Inoltre, nell’ambito delle pensioni, la rivalutazione degli assegni tiene conto dell’inflazione acquisita per l’anno in corso pari all’1,7%, secondo i calcoli del mese di agosto.
In definitiva, la spesa pensionistica prevista per quest’anno ammonta a 355 miliardi di euro e include anche le risorse per le pensioni assistenziali. Se l’1,7% si applicasse all’intero importo si arriverebbe a 6 miliardi ma, considerando la suddivisione per fasce di reddito, la spesa scende a 5 miliardi di euro.
Tutti i fattori da considerare sulle pensioni in Italia
Oltre alla questione legata alla rivalutazione, è necessario affrontare anche il problema di bloccare l’aumento dell’età pensionabile di tre mesi, che scatterebbe dal 1° gennaio 2027 secondo il meccanismo automatico previsto dalla Legge Fornero che tiene conto dell’aumento dell’aspettativa di vita. Un aspetto che costerebbe altri 3 miliardi di euro. In totale si parla, quindi, di 8 miliardi.
Al fine di annullare il meccanismo automatico e trovare le coperture sono state fatte varie proposte. Si è parlato di usufruire del Tfr, il trattamento di fine rapporto, per anticipare la pensione a 64 anni. Oppure anche di impiegarlo per alimentare un fondo pensionistico complementare, come proposto dalla Lega. Tuttavia un aiuto potrebbe arrivare anche dalla diminuzione degli interessi pagati sui titoli di Stato, favorito dal calo dei rendimenti. La posta potrebbe generare un tesoretto di circa 13 miliardi di euro.
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