Hai mai desiderato essere sempre produttivo, impeccabile, costante? Mai stanco, sempre concentrato, immune alla procrastinazione? Dan Shipper sì. “Ho sempre segretamente voluto essere una macchina”, racconta l’imprenditore all’inizio della sua Ted Talk. Ma dopo anni passati a intervistare top performer e sperimentare tecniche improbabili (come tapparsi la bocca per dormire meglio), è arrivato a una conclusione spiazzante: l’ossessione per la produttività perfetta è una trappola.
Shipper è il Ceo e co-fondatore di Every, una newsletter quotidiana dedicata a business, intelligenza artificiale e sviluppo personale, letta da quasi 75.000 utenti tra founder, operatori e investitori. Per il suo progetto Super Organizers ha intervistato decine di persone estremamente produttive, dai manager che tracciano ogni 15 minuti della propria giornata agli investitori con database infiniti dei propri contatti. Ma nessuno di loro è perfetto. E anzi, i più efficaci sono spesso quelli che hanno imparato a lavorare con le proprie emozioni, non contro di esse.
La verità, spiega, è che non siamo progettati per funzionare come algoritmi. Siamo esseri umani, pieni di emozioni – paura, vergogna, senso di colpa – che ci bloccano molto prima della to-do list. E se vogliamo essere davvero produttivi, dobbiamo imparare a osservarle, capirle e farci pace.
Consapevolezza, osservazione, sperimentazione
Il metodo che Shipper propone è semplice, ma radicale: non parte da un’app, ma da tre passaggi interiori – consapevolezza, osservazione, sperimentazione – da applicare non solo alle attività, ma al modo in cui ci sentiamo mentre cerchiamo di portarle a termine.
- Consapevolezza significa accorgersi che c’è un problema. Sembra facile, ma non lo è: spesso ignoriamo i segnali perché ci giudichiamo, perché pensiamo di dover “semplicemente stringere i denti”. E invece il primo passo è proprio ammettere che qualcosa non va, senza vergognarsene.
- Osservazione significa guardare in faccia quel problema. Non per risolverlo subito, ma per capirlo. Shipper racconta il suo caso con l’email: “Avevo il terrore di ammettere che non riuscivo a tenere sotto controllo la mia inbox. Mi sembrava di essere un fallimento come Ceo”. Solo quando ha accettato di osservare cosa succedeva – senza giudizio – ha capito che c’era un pattern preciso, innescato da un singolo messaggio difficile o da una giornata troppo piena. Da lì partiva la valanga.
- Sperimentazione, infine, vuol dire provare soluzioni. Ma non quelle “da manuale”: quelle che funzionano per te, anche se sembrano assurde. Shipper, per esempio, si è fatto “sorvegliare” dal suo assistente virtuale: “Mi scriveva all’inizio e alla fine dell’ora per sapere quante email avevo smaltito. Bastava questo per tenermi concentrato”. Un’idea buffa? Forse. Ma è così che ha smesso di affogare nella posta.
“Pensavo di voler essere una macchina. Ma in realtà mi sentivo solo in colpa per non esserlo. Quando ho iniziato a lavorare su questo, tutto è cambiato”, ha sottolineato nel suo video, che trovate in questa pagina.
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