Il mercato è sempre più competitivo e cambiare lavoro anche a 40 anni alle volte è necessario, oltre che sano per il proprio equilibrio psicofisico. Ecco allora come farlo nel migliore dei modi per ricominciare con una marcia in più e con la giusta motivazione. A questa età o si sta cercando ancora la propria strada, complice la precarietà che caratterizza soprattutto il nostro Paese, o si vuole/deve cambiare carriera. Molti professionisti, infatti, sentono l’esigenza di una svolta.
Può accadere che il lavoro attuale non soddisfi più, che il settore sia instabile, oppure cambiano le priorità. Al di là delle ambizioni personali, sempre più persone cercano un sano compromesso fra lavoro, famiglia, vita private e realizzazione personale. Cambiare carriera a questa età è una scelta sempre più praticata e supportata da strategie consolidate, seppur con qualche rischio da correre.
Cambiare lavoro a 40 anni, i fattori che lo determinano
Sempre più persone cercano di cambiare lavoro a 40 anni e oltre. Secondo la piattaforma BetterUp, tra le motivazioni principali c’è il desiderio di svolgere una professione più allineata ai propri valori. Non è più soltanto l’aspetto economico e il prestigio a determinare determinate scelte. Si dà sempre più valore al proprio equilibrio psicofisico. Ecco perché anche la vita privata viene tenuta in considerazione quando si cerca un’occupazione o si valuta di cambiarla.
I soldi non sono al primo posto, anche se è necessario guadagnare abbastanza per arrivare a fine mese, ma lo è la riscoperta della passione per il proprio lavoro e le ambizioni. È determinante quindi trovare il giusto compromesso fra la sicurezza economica, la stabilità a lungo termine e la serenità nello svolgere la propria mansione.
I contro di un mutamento spesso inevitabile
Ecco allora che molti quarantenni iniziano a rivalutare le loro scelte di carriera in ottica più personale e sostenibile. Tuttavia non sono poche le difficoltà da affrontare e i cambiamenti da ammortizzare. Nello specifico, ci si ritrova a fare i conti con un divario fra le competenze nei nuovi settori. Per questo si è venuto a creare un nuovo fenomeno, chiamato reverse mentoring, che consiste nell’insegnamento di nuove mansioni ai senior da parte di giovani maggiormente qualificati sui nuovi compiti professionali.
Non sono da sottovalutare nemmeno i rischi finanziari legati a un periodo di transizione. Cambiare lavoro a 40 anni vuol dire lasciare il certo per l’incerto e mettere in conto che – per un lasso di tempo più o meno lungo – non si guadagni abbastanza, non ci si trovi bene a ricoprire un determinato ruolo e, in definitiva, che il mutamento non si riveli virtuoso.
Non meno importante è l’ageismo, con questo termine si intendono i pregiudizi legati all’età. Si tratta di atteggiamenti che possono complicare il passaggio dal vecchio al nuovo lavoro e che vengono messi in atto sia dai datori di lavoro che dai superiori e dai colleghi. Ecco allora che si delinea anche un altro problema: le resistenze interne dovute alla paura dell’incertezza.
Come cambiare lavoro riducendo i rischi al minimo
Secondo gli esperti di HR, cambiare lavoro a 40 anni non solo è possibile ma si può fare in maniera responsabile e mirata. Il primo passo è analizzare le competenze trasferibili, cercando un’occupazione nuova che però non si discosti eccessivamente dalla precedente, sia in termini di soft skill che di hard skill. Se il gap dovesse essere eccessivo, si può sempre ridurre con dei corsi formativi ad hoc e degli aggiornamenti, master e bootcamp. Spesso sono anche le aziende a metterli a disposizione, sia per i dipendenti già in organico che per quelli appena assunti o in prova.
Per fare una scelta consapevole è importante studiare il mercato e i settori in crescita. Sempre che sia in linea con le proprie ambizioni e i propri bisogni, è sempre meglio scegliere una professione che dia margine di crescita: personale, professionale e – perché no? – economica.
Una strada percorribile è quella di sperimentare progetti da freelance o volontariato. Se possibile anche prima di lasciare il lavoro precedente. In questo modo si ha il polso della situazione, si sonda il terreno senza rischiare di fare il passo più lungo della gamba.
Per un cambiamento consapevole e responsabile, è fondamentale fare un business plan che però riguarda le proprie risorse. Pianificare le finanze con un cuscinetto di sicurezza è certamente un passaggio che attutisce eventuali cadute di percorso o rallentamenti imprevisti e imponderabili. Non tutto, infatti, dipende dalla propria volontà e caparbietà: ci sono fattori esterni che incidono e che non sono controllabili.
Un altro consiglio utile è quello di attivare un networking professionale. Colleghi fuori e dentro la propria realtà professionale possono rendere più semplice e meno traumatico un eventuale cambio di lavoro. Spesso le nuove proposte, infatti, arrivano da ex collaboratori che hanno sperimentato un progetto nuovo e chiamano chi sanno possa essere all’altezza per ampliare l’organico.
Infine è importante definire degli obiettivi realistici e con tempistiche chiare. Nulla va lasciato al caso o fatto con imprudenza. Un po’ di sana incoscienza per prendere una decisione coraggiosa è necessaria, ma non è saggio rischiare troppo e tropo in fredda. Quello che è programmabile va programmato, così da ridurre i rischi al minimo.
Settori consigliati per chi cambia lavoro a 40 anni
Non tutto è un salto nel vuoto. Ci sono settori e ruoli in cui l’esperienza e l’anzianità di servizio vengono premiati. Fra questi ci sono: la consulenza, il comparto HR e il project management. Anche in campo tecnologico, di sostenibilità etica e ambientale, nella sanità e nella formazione si può trovare lavoro se si è over 40. In questo senso l’intelligenza artificiale può rappresentare una risorsa e non una minaccia. Ecco allora che i lavori digitali, dove è possibile formarsi rapidamente e crescere, vengono presi in considerazione.
Qual è l’atteggiamento giusto per il cambiamento
Cambiare lavoro a 40 anni può risultare un successo anche se ci si pone nel modo giusto e si tiene duro. Fa la differenza un atteggiamento resiliente e tollerante nei confronti dell’incertezza: fattore inevitabile. Anche la curiosità e una certa apertura mentale giocano un ruolo determinante, così come l’umiltà e l’autostima. Il giusto mix fra le due crea il professionista perfetto (o quasi). Infine, non è da sottovalutare la flessibilità rispetto al ruolo e allo status iniziali.
Insomma, bisogna focalizzarsi sui vantaggi. Dalla propria parte ci sono la maturità nelle decisioni, l’esperienza consolidata e la consapevolezza personale, tipiche di un professionista con anni di lavoro alle spalle. Anche la stabilità economica iniziale, che si ha solo quando non si è alle prime armi, permette di affrontare il cambiamento con meno paura. Lo stesso vale per una rete di contatti solida e sviluppata.
Tutto questo permette di non commettere alcuni degli errori più comuni. Fra questi ci sono quello di accettare il primo lavoro disponibile senza analisi, la sottovalutazione del gap tra aspettative e realtà, ignorare la pianificazione economica e il fatto di non aggiornare il proprio brand professionale.
In definitiva, cambiare lavoro a 40 anni è una sfida, ma è assolutamente possibile. Serve una visione chiara, una strategia solida e il coraggio di uscire dalla propria zona di comfort. Chi ci riesce spesso trova maggiore soddisfazione personale e professionale.
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