Unicredit: confronto con il Mef sul golden power, il Tar si pronuncia il 9 luglio

Unicredit: confronto con il Mef sul golden power, il Tar si pronuncia il 9 luglio© Shutterstock

Sono giornate intense per il risiko bancario. Unicredit è al centro e riapre il dialogo con il Mef sulle prescrizioni del golden power che hanno bloccato le trattative dell’Ops su Banco Bpm. Intanto il Tar fissa l’udienza in cui si pronuncerà per il 9 luglio 2025.

Intanto la banca fa sapere di aver “ricevuto dal Ministero dell’Economia, in qualità di autorità preposta al controllo del rispetto delle prescrizioni del decreto golden power, una comunicazione che ha chiarito i termini in cui si svolgeranno le attività di monitoraggio”. Si tratta di una comunicazione del 30 maggio. Intanto Unicredit non cambia idea e, tramite il ricorso presentato, chiede velocità al Tar, affinché si faccia chiarezza.

Cosa è successo

A maggio, infatti, Unicredit ha ottenuto da Consob una sospensione dell’offerta fino al 21 giugno, in modo tale da avere il tempo per capire i risvolti legali sul dpcm con cui a Pasqua il governo è intervenuto sull’Ops. Oltretutto l’Antitrust Ue deve ancora esprimersi e varare misure che potrebbero avere influenza sul deal.

“L’aggregazione tra Unicredit e Banco Bpm è un’operazione valida, però si scontra con visioni che la rendono de facto non economica – ha dichiarato Andrea Orcel – Per questo se il responso del Tar non arriverà in tempo, l’offerta potrebbe decadere”.

Infatti, le esigenze di sicurezza nazionale invocate dal Governo non convincono la banca. La partecipazione di investitori internazionali all’azionariato non nuoce al profilo italiano di Unicredit, che rimane radicata in Italia. Se la Commissione europea dovesse riscontrare che non ci sia un legittimo interesse pubblico rispetto all’intervento dell’Esecutivo, potrebbe avviare delle procedure di infrazione.

La banca solleva anche il possibile conflitto fra le prescrizione e una sana e prudente gestione. In tal senso, si potrebbe chiedere – così come ha fatto la Bce – di uscire dalla Russia nei prossimi nove mesi oppure di mantenere per almeno cinque anni il peso attuale degli investimenti di Anima in titoli di emittenti italiani o di conservare il rapporto impieghi/depositi.  Ed è proprio su questo aspetto che si potrebbe aprire un dialogo fra Unicredit e il Governo Meloni.

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