Poste-Tim: doppio via libera da Antitrust e Agcom

Con il 24,81% del capitale, Poste Italiane diventa primo azionista di Tim. L'operazione non ostacola la concorrenza e apre la strada a un cambio di governance.

Poste-Tim: doppio via libera da Antitrust e Agcom© Shutterstock

Poste Italiane ottiene l’autorizzazione definitiva dall’Antitrust per l’acquisizione del 15% delle azioni di Tim, quota che, sommata alla partecipazione già detenuta, porta il gruppo guidato da Matteo Del Fante a controllare il 24,81% del capitale della società di telecomunicazioni. La decisione, deliberata il 3 settembre 2025, arriva senza condizioni: secondo l’Autorità garante della concorrenza e del mercato, l’operazione non ostacola in modo significativo la concorrenza e non rafforza una posizione dominante nei mercati interessati.

Un passaggio chiave, perché fino a oggi Poste, pur detenendo la maggioranza relativa del capitale, non poteva ancora esprimere consiglieri nel consiglio di amministrazione di Tim, in assenza del via libera regolatorio. Ora, con l’approvazione dell’Antitrust, si apre la strada a un possibile riassetto della governance. Tuttavia, non è previsto un intervento immediato: la convocazione di un’assemblea straordinaria potrebbe richiedere ancora alcuni mesi. Non è escluso, nel frattempo, un avvicendamento spontaneo tra gli attuali membri del board, lasciando spazio ai rappresentanti del gruppo postale.

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L’operazione ha incassato anche il via libera dell’Agcom, che si è pronunciata sull’impatto dell’operazione nel settore dei media. L’Autorità ha escluso che l’ingresso di Poste – società pubblica – possa alterare gli equilibri del comparto. Questo perché Tim è presente nel settore soltanto con la piattaforma TimVision, che pesa per circa l’1% dei ricavi complessivi del cosiddetto Sistema Integrato delle Comunicazioni (SIC), mentre Poste non svolge alcuna attività nel campo dei media.

Resta, però una criticità sullo sfondo. Secondo una valutazione tecnica della stessa Agcom, Poste si appresta a esercitare una “influenza determinante” e un “controllo di fatto” su Tim, soprattutto una volta che nominerà i propri rappresentanti nel consiglio di amministrazione. Un assetto che potrebbe sollevare dubbi di legittimità alla luce del Tusma, il Testo unico sui servizi di media audiovisivi. In particolare, l’articolo 5, comma 3, vieta che una società pubblica possa controllare direttamente operatori nel settore audiovisivo.

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