Mediobanca è pronta a voltare pagina. Con l’Opas promossa dal Monte dei Paschi di Siena (Mps) che ha superato il 62% delle adesioni, la storica banca d’affari è destinata a cambiare pelle. Un risultato che segna la fine dell’equilibrio costruito in decenni attorno al patto di consultazione tra i soci e che ora spalanca la porta a un nuovo corso, guidato da Siena e dal suo amministratore delegato Luigi Lovaglio.
La reazione dei mercati non si è fatta attendere: Mps ha guadagnato il 6,2% a 7,8 euro, Mediobanca il 5,9% a 20,6 euro, in un contesto dove entrambi i titoli erano stati finora più cauti rispetto al resto del comparto bancario. Il rialzo è frutto della certezza che l’operazione è andata a buon fine e che l’acquirente potrà beneficiare dei 1,2 miliardi di vantaggi fiscali legati alla fusione.
Addio al patto tra soci, fine di un’epoca in Mediobanca
Il successo dell’operazione ha avuto un altro effetto: lo scioglimento dello storico patto di consultazione tra i soci di Mediobanca, ormai ridotto al 5,97% del capitale. L’annuncio ufficiale è arrivato l’8 settembre, sancendo la fine di un accordo che per decenni aveva rappresentato il perimetro entro cui si muoveva la governance di Piazzetta Cuccia. Un modello nato nel 1958 e trasformato nel tempo, fino a diventare un semplice accordo di consultazione nel 2018, sotto la guida dell’attuale ad Alberto Nagel.
Negli ultimi giorni, diversi soci storici – tra cui Mediolanum delle famiglie Doris e Berlusconi o il gruppo Gavio – hanno approfittato delle valutazioni favorevoli per uscire dall’azionariato o consegnare i titoli all’offerta di Mps. Con l’arrivo di un vero azionista di controllo, la tenuta del patto non aveva più ragione d’essere.
Mps guida la rivoluzione
Il cambio al vertice è ormai questione di settimane. Nagel, il presidente Renato Pagliaro e l’intero consiglio di amministrazione sono attesi alle dimissioni nel cda del 18 settembre, in concomitanza con l’approvazione del bilancio. Entro il 3 ottobre, Mps dovrà presentare la lista dei 15 candidati per il nuovo consiglio che verrà eletto il 28 ottobre. Tra questi, anche il nome del nuovo amministratore delegato.
Non sarà una scelta formale: l’identikit prevede un profilo di alto livello, capace di muoversi nel mondo dell’investment banking e – se necessario – di guidare l’intero gruppo. Anche perché il progetto di Siena è ancora in fase di definizione: non è escluso che si proceda a una fusione tra le due banche, ma resta sul tavolo anche l’ipotesi di un delisting di Mediobanca da Piazza Affari.
Mediobanca si prepara al dopo Nagel, il profilo del nuovo Ceo
Se l’operazione andrà avanti e supererà il traguardo del 66,67% nella riapertura dei termini tra il 16 e il 22 settembre, Mps otterrà il pieno controllo dell’assemblea straordinaria. In quel caso si potrebbero accelerare i piani di integrazione e liberare 700 milioni di sinergie a regime, in particolare nei segmenti del wealth management e dell’investment banking.
Nel frattempo, l’attenzione si sposta anche su Generali, dove Mediobanca detiene una quota del 13%. Lovaglio ha parlato di “opzionalità” offerte dal Leone, mantenendo però un profilo prudente. La priorità, per ora, resta costruire un nuovo gruppo solido, in grado di tornare protagonista nella finanza italiana.
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