La Federal Reserve americana ha tagliato i tassi di interesse di 25 punti base, portando il costo del denaro negli Stati Uniti tra il 4% e il 4,25%. Si tratta della prima riduzione dal dicembre 2024 e inaugura una nuova fase della politica monetaria americana, più orientata a mitigare i rischi macroeconomici che a stimolare direttamente la crescita.
Il taglio, definito “da mitigazione dei rischi”, è stato deciso dal Federal Open Market Committee (Fomc) e si inserisce in un percorso che prevede altre due riduzioni entro fine anno, previste in ottobre e dicembre. L’obiettivo della Fed è avvicinarsi a un tasso considerato neutrale, intorno al 3%, senza accelerazioni eccessive.
L’economia rallenta, ma il Pil degli Stati Uniti tiene
Il contesto macroeconomico mostra segnali contrastanti. La crescita del Pil negli Stati Uniti è attesa all’1,6% nel 2025, con stime in rialzo anche per gli anni successivi. Sul fronte inflattivo, l’indice dei prezzi al consumo è sceso al 2,9% ad agosto, segnale di un processo disinflazionistico in corso, pur con margini di cautela.
Il presidente Jerome Powell ha definito il taglio come un passo prudente e legato ai dati disponibili, precisando che “abbiamo fatto bene ad aspettare per capire gli effetti dei dazi commerciali sulla nostra economia”. La banca centrale, ha aggiunto, continuerà a muoversi in base agli sviluppi congiunturali, mantenendo aperte tutte le opzioni.
Stabilità al centro della strategia monetaria
L’intento della Fed è quello di riequilibrare la politica monetaria in un momento in cui l’inflazione si sta gradualmente allineando agli obiettivi e il mercato del lavoro mostra segnali di normalizzazione. Le proiezioni a medio termine indicano un’inflazione in ulteriore calo fino al 2,1% nel 2027, rafforzando l’ipotesi di un ciclo di tagli calibrati e progressivi.
La prudenza è anche una risposta al rischio di volatilità finanziaria. I mercati hanno infatti reagito senza eccessi: lo S&P 500 e il Nasdaq hanno chiuso in leggero calo, mentre il rendimento dei Treasury a 10 anni è sceso al 4,009%, e quello a 2 anni si è attestato al 3,495%. Una dinamica che riflette attese ancora incerte sull’evoluzione della politica monetaria e sull’equilibrio fiscale degli Stati Uniti.
Il presidente Powell ha ribadito che ogni scelta futura sarà dipendente dai dati e legata all’andamento dell’inflazione e della domanda interna. Tagliare troppo poco potrebbe frenare l’attività economica, mentre un allentamento troppo rapido rischierebbe di compromettere la credibilità dell’istituto.
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