Dal testamento di Giorgio Armani emerge una vendita strategica

La Fondazione eredita la maison, ma dovrà cederne il 15% entro 18 mesi a un colosso della moda di livello internazionale

Dal testamento di Giorgio Armani emerge una vendita strategicaGiorgio Armani alle sfilate di Parigi nel luglio 2023© Photo by Pascal Le Segretain/Getty Images

Dopo la scomparsa di Giorgio Armani, avvenuta il 4 settembre all’età di 91 anni, il futuro dell’azienda da lui fondata nel 1975 è stato delineato in ogni dettaglio da due testamenti scritti di suo pugno. Il cuore della strategia post mortem è affidato alla Fondazione Giorgio Armani, già attiva da anni, che diventa il fulcro della governance e dell’azionariato della maison. È proprio alla Fondazione che viene lasciata la totalità delle quote della società, con una divisione calibrata tra proprietà piena e nuda proprietà, e con un sistema di pesi nel diritto di voto studiato per garantire equilibrio tra i soggetti coinvolti.

Il nuovo assetto tra Fondazione, nipoti e Leo Dell’Orco

La Fondazione, che già possedeva una minima partecipazione, acquisisce la piena proprietà del 9,9% delle quote (pari al 30% dei diritti di voto) e la nuda proprietà del restante 90%. L’usufrutto sul 30% di queste quote viene attribuito al compagno e storico braccio destro dello stilista, Pantaleo Dell’Orco, che diventa anche titolare del 40% dei diritti di voto. I restanti voti sono equamente suddivisi tra i nipoti Silvana Armani e Andrea Camerana, mentre Roberta e Rosanna Armani ricevono azioni senza diritto di voto.

Questo assetto assicura continuità nella gestione e centralità alla Fondazione, nel cui consiglio siedono proprio Dell’Orco e l’amico di famiglia Irving Bellotti, con la possibilità, in futuro, di inserire un membro della famiglia.

Testamento Giorgio Armani: la vendita del 15% della maison

Tra le disposizioni più sorprendenti emerse dal testamento, spicca l’obbligo di vendita di una quota del 15% della società. L’onere è posto esplicitamente a carico della Fondazione: entro 18 mesi dall’apertura della successione, dovrà avviare una cessione prioritaria a uno dei grandi gruppi internazionali con cui la maison intrattiene già rapporti di collaborazione. I nomi indicati da Armani sono di primo piano: Lvmh, EssilorLuxottica e L’Oréal, ma è ammessa anche un’altra realtà “di pari standing” nel settore moda e lusso.

La vendita dovrà essere concordata con Leo Dell’Orco oppure, in caso di sua scomparsa, con i nipoti Andrea e Silvana, titolari di diritto di voto. Questa clausola, chiaramente, non solo consente l’ingresso di un partner strategico, ma lascia intendere la volontà di rafforzare la competitività e l’indipendenza del gruppo anche in futuro.

Un passaggio graduale, pianificato nel tempo

Il progetto delineato da Armani appare il risultato di una lunga riflessione. Già in un’intervista al Financial Times, lo stilista aveva parlato di un “passaggio graduale”, studiato per non compromettere lo stile e la solidità del gruppo, che oggi dà lavoro a circa 8.700 persone. Allora Armani affermò che non avrebbe mai venduto la sua società alle big del lusso, giudicate “mega strutture prive di personalità”; alla luce del suo testamento, è ipotizzabile che parlasse di una cessione delle quote di maggioranza. Oggi, infatti, le quote sono state distribuite in modo tale da evitare squilibri e conflitti interni, rafforzando al contempo il ruolo della Fondazione come garante del marchio nel tempo.

Resta sempre aggiornato con il nuovo canale Whatsapp di Business People
© Riproduzione riservata