Il risiko bancario si riaccende, e da Piazzetta Cuccia il baricentro si sposta a Piazza Meda. Le indiscrezioni su una possibile aggregazione tra Banco Bpm e Crédit Agricole Italia infiammano il mercato, spingendo ieri il titolo del gruppo guidato da Giuseppe Castagna a un rialzo del 3,96%, con chiusura a 11,95 euro. Gli investitori scommettono su una possibile operazione di fusione che potrebbe ridisegnare gli equilibri del credito in Italia.
Anche le azioni del gruppo francese Crédit Agricole hanno registrato un rialzo dell’1,43%, segno che il mercato considera sempre più concreta l’ipotesi di un’unione tra i due istituti. I francesi sono già oggi il primo azionista del Banco Bpm con una quota poco sopra il 20%, ma avrebbero intenzione di spingersi fino al 35% per rafforzare ulteriormente la propria posizione strategica.
L’ombra del Golden power e l’opzione fusione
Il gruppo transalpino avrebbe già chiesto l’autorizzazione alla Banca centrale europea per superare la soglia del 20%, mossa che ha anche una valenza difensiva rispetto a Unicredit, che nei mesi scorsi aveva tentato una scalata poi fallita. L’obiettivo non è un’offerta pubblica di acquisto, ma piuttosto un’operazione di merge & acquisition: secondo questo schema, Crédit Agricole conferirebbe la sua controllata italiana nel Banco Bpm, rafforzando la partecipazione azionaria ma lasciando Castagna alla guida dell’istituto.
Tra le ipotesi sul tavolo, riportate dai quotidiani di oggi, ci sarebbe anche uno scambio di quote, in cui Banco Bpm rileverebbe Crédit Agricole Italia per 5,5 miliardi di euro, anche attraverso il conferimento di azioni di Anima Holding, società di gestione del risparmio recentemente entrata nel perimetro del Banco e forte di asset per 200 miliardi di euro.
Banco Bpm e Crédit Agricole rafforzano l’asse Italia-Francia
L’interesse di Crédit Agricole per il mercato italiano non è una novità. L’Italia rappresenta il secondo mercato per dimensione del gruppo francese dopo quello domestico. In questo scenario, la rete sportelli di Banco Bpm in Lombardia e la sua prossimità alle pmi sono considerati asset strategici per la crescita nel Paese.
Parallelamente, resta aperta anche la possibilità di un’aggregazione tra Banco Bpm e Monte dei Paschi di Siena. Tuttavia, in questo caso, il peso dei francesi si ridurrebbe, e l’operazione potrebbe risultare meno coerente con l’obiettivo di Crédit Agricole di rafforzarsi ulteriormente sul mercato italiano.
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