Chi guiderà Mediobanca? Si apre il rebus della governance

Il cda si dimetterà in blocco, Mps prende il controllo e avvia la selezione dei nuovi vertici in vista dell'integrazione tra i due istituti

Chi guiderà Mediobanca? Si apre il rebus della governanceL'ingresso di Mediobanca, Piazzetta Enrico Cuccia a Milano

Il Consiglio di amministrazione di Mediobanca ufficializzerà le proprie dimissioni in blocco, aprendo formalmente una nuova fase per la storica banca d’affari. Il gesto è la presa d’atto del cambio di controllo: con un’adesione all’Opas salita al 62,88%, Mps è ormai azionista di maggioranza e guarda all’integrazione con Piazzetta Cuccia come obiettivo strategico.

L’assemblea è stata convocata per il 28 ottobre, e la ricerca della nuova governance è già partita. Come già affermato nei giorni scorsi, sarà Korn Ferry il cacciatore di teste incaricato da Mps di individuare 15 profili da inserire nella lista del nuovo cda, che dovrà essere depositata entro il 3 ottobre. Si punta a costruire un consiglio più snello: oggi i membri sono 15, ma lo statuto prevede un minimo di 9.

Il baricentro si sposta a Siena

Il futuro assetto di Mediobanca dipende in larga parte dalle mosse di Monte dei Paschi di Siena. Il nuovo consiglio sarà scelto in un contesto in cui si fa sempre più concreta l’ipotesi che Mediobanca venga integrata come divisione del gruppo Mps. Raggiunta e superata la soglia del 66,67%, fondamentale per controllare le decisioni straordinarie, resta aperta la possibilità che l’adesione all’offerta arrivi fino al 90%. In tal caso, Mps sarebbe tenuta a lanciare un’Opa residuale da 1,8 miliardi di euro.

Chi guiderà Mediobanca?

Il nodo principale resta la scelta dell’amministratore delegato. In estate si era parlato della necessità di individuare un Ceo con esperienza internazionale, ma i nomi circolati – come Mauro Micillo (a.d. di Imi) e Marco Morelli (a.d. di AxaIM) – non sembrano intenzionati ad accettare un ruolo subordinato all’attuale vertice di Mps, Luigi Lovaglio.

Proprio Lovaglio, che ha guidato il rilancio di Mps con l’aumento di capitale da 2,5 miliardi nel 2022, è determinato a restare al timone della banca, con l’obiettivo di portare a termine l’integrazione e di avere un ruolo da protagonista nel consolidamento del sistema bancario italiano. Tuttavia, servirà l’accordo tra i soci – Delfin, Caltagirone, Mef, Banco Bpm – per definire gli equilibri a Siena, Milano e anche a Trieste, dove entra in gioco il 13,1% di Generali custodito da Mediobanca.

La pista interna: Vinci traghettatore?

Se non dovesse emergere un nome esterno, prende quota l’ipotesi di una soluzione interna e temporanea, con Francesco Saverio Vinci, attuale direttore generale e vice di Nagel, pronto ad assumere le deleghe in attesa dell’assemblea. Vinci, manager storico di Piazzetta Cuccia, ha già mostrato aperture verso l’azionista senese, parlando di “fusione come male minore” in un recente messaggio ai colleghi.

Un ulteriore segnale potrebbe arrivare dalle sue mosse sul mercato: Vinci ha recentemente venduto 37.312 titoli Mediobanca per un valore di 816.000 euro, ma resta titolare di oltre 1,4 milioni di azioni, per un controvalore superiore ai 30 milioni.

Anche Alberto Nagel e Renato Pagliaro, rispettivamente a.d. e presidente uscenti, hanno venduto una parte delle loro azioni. Una chiusura simbolica di un ciclo lungo oltre vent’anni, durante il quale Mediobanca è stata profondamente trasformata.

Le parole del d.g. Saverio Vinci sul futuro di Mediobanca

La partita sulla governance di Mediobanca si intreccia con quella del futuro stesso di Mps. Il mandato di Lovaglio scadrà con l’approvazione del bilancio 2025, ma potrebbe essere rinnovato grazie a una modifica statutaria che ha eliminato i limiti di età per i vertici. In caso contrario, si profila per lui la presidenza del gruppo, dato che l’attuale presidente Nicola Maione è giunto al termine del suo terzo mandato.

In attesa dell’assemblea, Vinci avrà la gestione ordinaria della banca. Ma è chiaro che i giochi sono appena iniziati, e che le prossime settimane saranno decisive per disegnare il nuovo assetto del potere finanziario italiano.


Gli scenari per la nuova governance di Mediobanca

Manager interno

La soluzione più lineare punta su Francesco Saverio Vinci, direttore generale di lungo corso. Figura di continuità, già vicino al gruppo dirigente uscente, è visto come traghettatore affidabile e conciliante verso Mps.

Profilo internazionale

L’ipotesi inizialmente auspicata da Siena: un Ceo con esperienza globale, capace di dare respiro internazionale alla banca d’affari. I nomi circolati (Micillo, Morelli) non sembrano però intenzionati ad accettare un ruolo subordinato a Mps.

Interim fino ad aprile

Per guadagnare tempo e allineare le scelte di governance tra Mps, Mediobanca e Generali, non è escluso un assetto temporaneo con un manager interno al timone fino alla prossima primavera.

Guida stabile subito

L’opzione più ambiziosa, ma anche la più difficile da realizzare. Richiede l’accordo immediato tra i principali soci su nomi e assetti, in un equilibrio che coinvolge Siena, Milano e Trieste.

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