“Non posso dire che Crédit Agricole sia la nostra opzione preferita perché dobbiamo essere felici di dare ai nostri azionisti la migliore opzione sul mercato”. Con queste parole Giuseppe Castagna, amministratore delegato di Banco Bpm, torna ad alimentare il risiko bancario italiano. Al centro del dibattito, l’ipotesi di un’integrazione con Crédit Agricole, gruppo francese che ha già conquistato il 20% del capitale del gruppo milanese. Un’operazione che, per il banchiere, rappresenta “l’opportunità più chiara“, ma che non va confusa con l’unica possibilità in campo.
Il tema è tornato centrale dopo il ritiro di Unicredit dalla partita. Piazza Meda – che negli ultimi mesi ha raddoppiato la propria capitalizzazione arrivando a 19,3 miliardi – può oggi permettersi di ballare da sola, forte anche di una performance borsistica che rende la “preda” sempre più costosa per chiunque. E in cima alla lista dei corteggiatori c’è appunto Crédit Agricole Italia, con cui esistono già sinergie consolidate nei rami danni e credito al consumo.
Il nodo Agricole e l’ombra del Golden Power
Castagna sottolinea come la collaborazione con il gruppo francese “potrebbe essere un bene per l’economia italiana“, grazie anche a una rete di fabbriche prodotto condivise. Ma qualunque fusione dovrà passare al vaglio del mercato e superare i controlli di governance, incluso un possibile esame del comitato Golden Power.
Dal canto suo, il deputy Ceo di Crédit Agricole, Jerome Grivet, ha confermato la visione di lungo periodo del gruppo: “Siamo pazienti, felici della quota e pronti ad attendere anche anni”. Non si sbilancia però sulla possibilità di un’Opa o di un’offerta formale in azioni e cash.
Intanto, si vocifera di una possibile mossa in direzione opposta: un’acquisizione da parte di Banco Bpm verso Crédit Agricole Italia, in una strategia che potrebbe rafforzare la posizione italiana nel gruppo francese e ridurre la presenza transalpina in Piazza Meda.
Siena resta un’opzione aperta per Castagna
Ma l’alternativa a Parigi è Siena. Banco Bpm possiede oggi circa il 4,5% di Mps, secondo distributore dei prodotti di Anima Sgr, società da poco interamente acquisita dal gruppo di Castagna. Il contratto di distribuzione scade nel 2030, ma l’a.d. lascia intendere che quella con Mps è “un’altra buona opportunità”, soprattutto ora che i rapporti si sono rafforzati dopo l’Opas di Siena su Mediobanca.
Si ipotizza anche uno scenario a tre che includa Bpm, Mps e Crédit Agricole Italia, anche se lo stesso Castagna invita alla prudenza.
Le incognite Unicredit e le prospettive industriali
Sul fronte Unicredit, Castagna si mostra scettico: “Orcel è così bravo nell’M&A che forse tiene ancora un occhio sulla situazione”, afferma, alludendo a una possibile riapertura del dossier Banco Bpm da parte del gruppo milanese. Una chiusura apparente, quella di Unicredit, dettata più dai vincoli imposti dal governo con il Golden Power che da una reale mancanza di interesse.
© Riproduzione riservataOrcel archivia il risiko italiano e cambia rotta su UniCredit