L’Italia cresce un po’ di più del previsto, ma anche la pressione fiscale si fa sentire di più. È questo il quadro che emerge dalle nuove stime dell’Istat sui conti economici nazionali, che vedono una crescita del Pil dell’1% nel 2023 – tre decimi in più rispetto alle previsioni iniziali – con un impatto positivo anche sul 2024, dove il dato è confermato a +0,7%.
Il miglioramento, che vale 11,2 miliardi di euro in più per il 2023 e 7,4 miliardi per l’anno in corso, arriva tuttavia in un contesto segnato da una pressione fiscale in aumento, che sale dal 41,2% al 42,5%, riportandosi sui livelli del biennio 2020-2021.
Irpef, Ires e Iva spingono il fisco
A pesare sul carico fiscale sono in particolare l’Irpef, sostenuta dall’aumento degli occupati e dei salari (+5,3%), e le imposte sulle imprese, come Ires e Irap, oltre all’Iva. L’effetto è quello di un drenaggio fiscale che si mangia gran parte dei guadagni, nonostante le retribuzioni siano in ripresa grazie ai nuovi contratti e alle assunzioni. E mentre crescono le entrate fiscali e contributive (+5,8%), i consumi interni restano fermi al +0,5%, segno che famiglie e imprese risentono ancora di inflazione e carico fiscale.
Debito e deficit in miglioramento
Il miglioramento dei conti pubblici si riflette anche sul rapporto debito/Pil, che scende al 134,9% (era al 135,3% a marzo), e sul deficit, che nel 2024 dovrebbe attestarsi al -3,4%, quasi la metà rispetto al -7,2% del 2023. Ancora più rilevante il dato sul saldo primario, tornato positivo a +0,5% del Pil, dopo il crollo a -3,5% dell’anno precedente.
Il risultato è frutto di un mix tra l’aumento delle entrate e il drastico taglio alla spesa in conto capitale (-40%), determinato soprattutto dalla fine del bonus facciate e dal ridimensionamento del Superbonus.
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