Il tessuto imprenditoriale italiano mostra segnali di vitalità. Dal gennaio 2023 a giugno 2025 sono nate in Italia 793.872 nuove imprese, a fronte di 677.131 chiusure: un saldo attivo di oltre 100 mila realtà produttive in più, come evidenziato dal report Imprese in evoluzione: chi apre e chi chiude, pubblicato da Cribis, società del gruppo Crif, sulla base dei dati Infocamere.
Lombardia, Campania e Lazio si confermano le regioni più dinamiche, mentre il 31,6% delle nuove imprese è nato nel Mezzogiorno, percentuale in linea con il peso economico complessivo di quest’area.
I settori che trainano le nuove aperture
La vitalità imprenditoriale si concentra soprattutto nei servizi. Al primo posto per numero di nuove iscrizioni figurano i servizi commerciali (16,7%), seguiti da installatori (11,7%) e ristorazione (7,0%). Alcuni comparti si distinguono per dinamismo: gli alberghi hanno registrato una crescita superiore al 18% nel 2024 rispetto all’anno precedente, mentre gli investimenti finanziari sono aumentati del 17,2%.
Numeri che raccontano di un’economia sempre più orientata ai servizi, al turismo e alle attività collegate al mondo finanziario.
Le chiusure delle imprese in Italia: un ricambio fisiologico
Il numero di cessazioni è comunque significativo. Come accennato, dal 2023 677.131 imprese hanno interrotto l’attività, ma nella maggior parte dei casi si tratta di decisioni volontarie, legate a pensionamenti, decessi o operazioni societarie, più che a fallimenti. Un’analisi meno pessimistica rispetto a quella presentata nel recente report Global Bankruptcy Report 2025 di Dun & Bradstreet
Anche sul fronte delle cessazioni la Lombardia guida la classifica (16,6%), seguita da Lazio (9,2%) e Campania (9%). Preoccupante la fragilità delle nuove imprese: il 32,7% non supera i cinque anni di vita, mentre un ulteriore 31,5% chiude tra i sei e i quindici anni.
Nel Nord-Ovest si registra una maggiore incidenza di chiusure tra le imprese giovani, mentre nel Centro e nel Nord-Est cessano più spesso attività storiche, operative da oltre trent’anni.
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I settori dove si apre e si chiude di più
Curiosamente, i settori che vedono più aperture coincidono con quelli dove si registrano più cessazioni. In testa ci sono ancora una volta i servizi commerciali (14,9%), seguiti da installatori (10,8%) e dal commercio al dettaglio di generi vari (9,1%). Nel 2024, aumentano anche le chiusure nell’industria dei manufatti in metallo (8,4%), nelle autofficine e servizi di leasing (6,8%) e nel trasporto su gomma (6,5%).
“Il nostro report evidenzia un’Italia imprenditoriale in continuo movimento”, ha commentato Marco Preti, amministratore delegato di Cribis. “Se da un lato registriamo un saldo positivo tra aperture e cessazioni, dall’altro si evidenzia la difficoltà delle imprese giovani a consolidarsi: oltre un terzo non supera i cinque anni di vita”.
Secondo Cribis, la necessità di accompagnare le nuove imprese nei primi passaggi del loro ciclo di vita, con strumenti di sostegno, accesso al credito e programmi di crescita, per trasformare l’attuale vitalità in stabilità di lungo periodo.
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