Nel 2024 i fallimenti aziendali in Italia sono cresciuti del 19,8% rispetto all’anno precedente, raggiungendo quota 9.162 rispetto ai 7.651 del 2023. Quello presentato dal Global Bankruptcy Report 2025 di Dun & Bradstreet è uno dei dati peggiori tra le grandi economie europee, e conferma la fragilità di un tessuto imprenditoriale provato da alti tassi di interesse, bassa redditività e transizione normativa.
Fallimenti in aumento anche a livello globale
Secondo l’analisi, il trend italiano si inserisce in un quadro generale critico: il 65% delle economie mondiali ha registrato un aumento delle insolvenze, la percentuale più alta dal 2012 a oggi.
Tra il 2021 e il 2024 il tasso di crescita annuo composto delle bancarotte è raddoppiato, passando dal 5% al 10%. Le cause? Inflazione, stretta monetaria, tensioni geopolitiche e domanda debole. Tra i Paesi più colpiti figurano Ucraina (+126%), Canada (+35%), Australia (+37%), Francia (+17%) e, appunto, Italia.
In Italia pesano debiti e margini in calo
Secondo la Banca d’Italia, la redditività lorda delle imprese (Ebitda) è scesa del 2,6% nei 12 mesi precedenti a giugno 2024, con effetti più marcati sulle imprese ad alto indebitamento. A incidere sono stati anche i tassi Bce ancora elevati, nonostante l’inizio del ciclo di tagli da giugno 2024.
Il contesto normativo ha influito sul numero delle procedure aperte: l’introduzione del nuovo Codice della crisi e dell’insolvenza, aggiornato a ottobre 2024, ha ampliato gli strumenti di ristrutturazione, ma la fase di adattamento ha generato un effetto iniziale di aumento dei fallimenti.
Italia tra i peggiori in Europa
In Europa occidentale e centrale i fallimenti hanno raggiunto il livello più alto dal 2012, con 184.329 casi. L’Italia figura tra i Paesi con l’incremento più significativo, insieme a Spagna (+25,7%), Paesi Bassi (+29,7%), Germania (+21,9%) e Romania (+35%).
Particolarmente colpito il settore trasporti, con un +28,8% nelle insolvenze nell’UE nel terzo trimestre 2024, complice l’instabilità dei costi energetici e le interruzioni delle filiere globali.
Le prospettive per il 2025
Il 2025 si preannuncia ancora difficile, con le insolvenze aziendali italiane attese in lieve aumento. Alcuni elementi potrebbero però mitigare il quadro: la riduzione dell’Ires al 20% prevista dalla Legge di Bilancio 2025 e una modesta crescita del Pil dello 0,8%, secondo le stime della Banca d’Italia.
A livello globale, Dun & Bradstreet prevede che l’ondata di fallimenti proseguirà per tutto il 2025, sospinta da stretta creditizia, incertezze geopolitiche e rallentamento del commercio. Una stabilizzazione potrebbe arrivare solo nella seconda metà dell’anno.
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