Digital Tax, come funziona la tassazione Ue alle Big Tech

Digital Tax, come funziona la tassazione Ue alle Big Tech© Shutterstock

La Digital Tax è stata proposta dall’Ue per tassare le Big Tech, le multinazionali che operano prevalentemente nel settore tecnologico. In questo modo, aziende come Google, Amazon, Apple e Facebook paghino delle imposte più eque nei Paesi dove generano dei profitti, versino una porzione più equa di tributi all’interno dei Paesi in cui i loro profitti sono effettivamente generati, indipendentemente da dove si trovi la sede fisica. Si tratta di una forma di contrasto alla delocalizzazione dei ricavi verso giurisdizioni con regimi fiscali più vantaggiosi. Così facendo, molti colossi, allo stato attuale, riescono a ridurre o a eludere le tasse dovute nei mercati in cui svolgono le proprie attività.

Con un sistema fiscale più equo si bilancerebbe parzialmente l’enorme surplus a livello di servizi dematerializzati e digitali, pari a 108,6 miliardi di dollari, di cui godono gli Stati Uniti nei confronti dell’Europa. In sostanza ogni azienda, a prescindere dal proprio ambito operativo, deve contribuire in maniera appropriata al gettito fiscale pubblico. Ci sarebbe una maggiore parità contributiva tra tutte le imprese, rendendo il quadro economico più sostenibile per tutti i soggetti in ballo.

I dettagli sulla Digital Tax

La Digital Tax  che dovrebbe colpire le Big Tech pare non essere di facile approvazione. Nonostante sia un problema sentito da diversi Paesi, la sua assenza dipende dal fatto che la legge vada approvata da tutti gli Stati membri dell’Ue. Questo risultato non è solo poco scontato, ma anche difficile da raggiungere. Mettere tutti d’accordo non è semplice, ma rappresenterebbe una volta nel contrasto ai dazi Usa. Se ne parla, infatti, visto l’accordo raggiunto in Scozia tra la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e il presidente americano, Donald Trump.

Non si tratta di un’intesa ufficiale: manca l’approvazione del Consiglio europeo. Tuttavia, appena pochi giorni dopo, è palpabile la distanza fra i due attori coinvolti. La Casa Bianca infatti ha celebrato il testo, sostenendo che Bruxelles si sia impegnata a non portare avanti il provvedimento. Non è tardata ad arrivare la replica dell’Unione: “Non cambiamo le nostre regole e il nostro diritto di regolamentare autonomamente nello spazio digitale”.

Dello stesso avviso è il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti: “La web tax non è contenuta negli accordi che hanno fatto in Scozia, già quando è stata introdotta ha causato un po’ di contenzioso, noi valuteremo, abbiamo delle ipotesi anche sul tavolo da proporre naturalmente è una questione che non è definita e non è stata definita in sede europea perché l’Italia ce l’ha, altri Paesi in Europa no”.

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