Nel secondo trimestre del 2025 l’economia italiana ha subito una battuta d’arresto. L’Istat ha registrato una contrazione dello 0,1% del Pil tra aprile e giugno, dopo il +0,3% segnato nei primi tre mesi dell’anno. La frenata è legata in buona parte alle tensioni commerciali e alle politiche internazionali, con effetti che cominciano a pesare sul tessuto produttivo nazionale.
Il ministro dell’Economia e delle Finanze (Mef), Giancarlo Giorgetti, rispondendo in Parlamento alle interrogazioni dell’opposizione, ha illustrato le stime sull’impatto dell’accordo raggiunto a fine luglio tra gli Stati Uniti e la Commissione europea. Il patto prevede tariffe al 15% su una serie di prodotti europei. Secondo il ministro, questo potrebbe tradursi in un calo cumulato fino a 0,5 punti di Pil nel 2026, con un graduale recupero che riporterebbe i livelli dell’economia italiana sui valori previsti nello scenario base entro il 2029.
Dazi e prospettive di crescita
Il titolare del Tesoro ha sottolineato che i dettagli dell’intesa sono ancora in via di definizione e che solo in seguito si potrà valutare nel concreto quali settori saranno maggiormente colpiti. Per ora, ha spiegato, è prematuro parlare di aiuti mirati alle imprese, anche se il governo è impegnato a difendere le produzioni strategiche nei negoziati con Bruxelles. Giorgetti ha giudicato positivo il fatto che l’accordo raggiunto abbia scongiurato una vera e propria guerra commerciale: “preannuncia la chiusura di una fase di incertezza”, ha detto, invitando a proseguire i lavori per ottenere il miglior risultato possibile per l’Italia.
Dazi Usa-Ue, l’intesa è fatta ma lo scontro sulle regole è appena iniziato
I numeri dell’Istat
Nonostante la frenata del secondo trimestre, le proiezioni del governo restano confermate: la crescita acquisita per quest’anno è allo 0,5%, poco al di sotto del target di +0,6% fissato nel Documento programmatico di Bilancio. L’istituto di statistica ha spiegato che il calo è stato determinato soprattutto dalla componente estera netta, mentre quella nazionale ha mostrato una certa tenuta.
Il quadro europeo è altrettanto debole: nel secondo trimestre il Pil dell’Eurozona è salito appena dello 0,1% e quello dell’Ue dello 0,2%, ben lontani dai ritmi dei primi tre mesi. La Germania ha segnato un -0,1%, mentre la Francia ha registrato un +0,3%.
I settori più esposti
Un’analisi di Cassa depositi e prestiti mette in evidenza quali comparti rischiano di più. L’erosione stimata delle esportazioni italiane a causa dei dazi riguarda circa 3 miliardi di euro. I settori più vulnerabili sono la meccanica (28%), l’alimentare (20%) e la chimica (14%). Seguono l’elettrico-elettronico e la metallurgia, entrambi al 7%, oltre a gomma, plastica, legno, carta, moda, gioielli e cantieristica navale.
© Riproduzione riservata