Bce lascia i tassi fermi al 2%, occhi puntati sulla Fed

Lagarde vede meno rischi per l’economia e conferma l’obiettivo d’inflazione vicino al 2%. Ma il nodo resta la crescita Usa e il futuro della politica monetaria americana

Bce lascia i tassi fermi al 2%, occhi puntati sulla FedLa presidente della Bce, Christine LagardePhoto by Andreas Rentz/Getty Images

La Banca Centrale Europea (Bce) ha deciso di mantenere invariati i tassi d’interesse, confermando le attese dei mercati e segnando una seconda pausa consecutiva nella stretta monetaria. Il tasso sui depositi resta fermo al 2%, mentre quelli sulle operazioni di rifinanziamento principale e marginale restano rispettivamente al 2,15% e al 2,40%.

La decisione riflette la volontà di Francoforte di proseguire con un approccio prudente, lasciando spazio a futuri interventi solo in base all’evoluzione dei dati economici. “Le indicazioni precedenti sulla direzione di marcia sono state spazzate via dal nostro impegno a dipendere dai dati”, ha spiegato la presidente della Bce, Christine Lagarde, ribadendo che “le decisioni vengono adottate di volta in volta a ogni riunione”.

Lagarde: meno rischi e inflazione sotto controllo

Il tasso d’inflazione nell’Eurozona ad agosto è stato del 2,1%, in lieve aumento rispetto al 2% di luglio, ma in linea con l’obiettivo della Bce. Le stime per i prossimi anni confermano una traiettoria discendente: 1,7% nel 2026 e 1,9% nel 2027. Anche l’inflazione core, al netto di energia e alimentari, è prevista al 2,4% nel 2025, per poi calare all’1,8% nel 2027.

Lagarde ha parlato di rischi “più bilanciati” rispetto alla riunione di luglio e ha definito “terminato” il processo di disinflazione. L’incertezza resta, ma secondo la presidente della Bce “si è ridotta anche grazie al recente accordo commerciale tra Ue e Usa“.

Sul fronte della crescita, le stime di Francoforte sono state riviste al rialzo: nel 2025 il Pil è atteso all’1,2%, rispetto allo 0,9% previsto a giugno, mentre nel 2026 si prevede una lieve flessione all’1%.

Mercati in attesa della Fed

Mentre la Bce si muove con cautela, l’attenzione si sposta sugli Stati Uniti, dove la Federal Reserve è chiamata a una scelta difficile. Dopo la pubblicazione dei dati sull’inflazione americana, salita ad agosto al 2,9% annuo dal 2,7% di luglio, il mercato si attende un possibile taglio dei tassi nella riunione del 17 settembre.

I dati sull’occupazione rafforzano questa ipotesi: in agosto sono stati creati solo 22.000 posti di lavoro, ben al di sotto delle attese, mentre le richieste di sussidio di disoccupazione sono aumentate di 27.000 unità, raggiungendo quota 263.000.

Secondo alcune previsioni, la Fed potrebbe optare per un taglio di 25 punti base, portando il tasso nella forchetta tra 4,25% e 4,50%. Ma resta il rischio che un allentamento della politica monetaria possa alimentare ulteriormente l’inflazione americana.

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