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Sostenibilità

buildOn: educare contro la povertà

Combattere l’analfabetismo e regalare un futuro alle nuove generazioni costruendo scuole nei Paesi in maggiore difficoltà. È questa, da quasi 30 anni, la missione dell’organizzazione non profit statunitense, che ora ha anche una rappresentanza tutta italiana

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Interrompere il ciclo di povertà e analfabetismo, attraverso l’educazione. È ciò che buildOn fa da quasi 30 anni costruendo scuole nei Paesi più poveri del mondo. È un modo di intendere il volontariato diverso dal solito, quello dell’organizzazione non profit nata negli Stati Uniti. Ispirato dall’impegno del fondatore, Jim Ziolkowski: fu lui, dirigente alla General Electric, ad avere l’idea dopo aver visto le celebrazioni per l’apertura di una scuola in un villaggio in Nepal. Nacque così, nel 1991, l’associazione Building with Book, che dal 2009 ha cambiato nome in buildOn. Ziolkowski, autore del libro best seller Walk in their shoes, ha abbandonato una brillante carriera nel settore finanziario per dedicarsi al volontariato. Con successo. «Non siamo un ente di beneficenza, ma un movimento» dice di sé l’associazione. Che, dall’anno della fondazione a oggi, ha offerto più di 2,2 milioni di ore di assistenza e costruito circa 1.500 scuole, frequentate da oltre 210 mila bambini e adulti in tutto il mondo (più altri 5 mila ragazzi inclusi nei programmi di insegnamento negli Stati Uniti). Il 90% degli studenti consegue un diploma. E Charity Navigator, società che misura l’affidabilità e la trasparenza delle organizzazioni non profit, ha assegnato a buildOn un rating di 4 stelle. Vuol dire che la realtà americana, quartier generale a Stamford, nel Connecticut, è un riferimento internazionale. Con una particolarità: l’Italia è l’unico Paese in cui ne esiste un’emanazione.

Cinque anni fa è nata buildOn Italia, organizzazione creata da Ivo De Sanctis che oggi impegna circa 80 persone. «Dopo essermi dedicato per qualche anno al volontariato», ricorda il 64enne romano, «mi sono messo alla ricerca di un movimento che potesse essere in grado di rispondere alle mie aspettative. Volevo rendermi utile ai giovani svantaggiati, facendo leva soprattutto sull’istruzione. In buildOn ho trovato ciò che cercavo: ho proposto un impegno semi-indipendente, creando un nuovo soggetto che però è legato alla “casa madre”. Dagli Stati Uniti è gestito il supporto logistico per le missioni, le risorse raccolte da noi attraverso il crowdfunding online finiscono direttamente a buildOn. In altri Paesi esistono gruppi di volontari che si formano per i singoli progetti, non c’è una realtà strutturata come la nostra».

Il contributo fornito dall’Italia è già rilevante, con sei scuole costruite in Burkina Faso, Malawi, Nepal, Senegal e Guatemala. «La prima», spiega De Sanctis, «è sorta nell’estate del 2015. Abbiamo scelto di partire dall’Africa perché è quello il continente in cui c’è più necessità di intervenire sull’educazione. Il Burkina Faso, secondo l’Onu, è al terzo posto tra i Paesi più poveri al mondo. Miseria e analfabetismo sono strettamente correlati». Due le scuole costruite in altrettanti villaggi, per un totale di 3.200 giornate di lavoro volontario. «BuildOn», continua De Sanctis, «conclude veri e propri accordi con gli abitanti. Da loro arrivano il permesso a utilizzare il terreno e una parte della manodopera e delle materie prime, con l’impegno che almeno il 50% dei bambini iscritti alla scuola sia di sesso femminile. Un modus operandi che funziona, se si considera che quasi il 90% dei fondi raccolti finisce nei progetti senza perdersi nei vari passaggi del volontariato».

Il 2019 è stato l’anno in cui si è concretizzata l’ultima iniziativa di buildOn Italia: «Siamo stati in Guatemala. Abbiamo raccolto più di 40 mila dollari per costruire una scuola in una zona rurale in modo da fornire l’accesso all’istruzione per 150 bambini ogni anno, così come ai loro genitori e ai nonni attraverso il programma di alfabetizzazione primaria di buildOn. Si tratta del più popolato dei sette Paesi dell’America centrale e di uno dei più poveri con il 59,3% della popolazione che vive sotto la soglia di povertà. Il tasso di alfabetizzazione sopra i 15 anni è dell’81,3%: dopo Haiti, è il più basso nell’emisfero occidentale. Tanto che c’è chi firma con l’impronta digitale perché non sa scrivere e chi non sa nemmeno dove si trovi l’Italia».

L’attività non si fermerà nel 2020. «Stiamo valutando in quale Paese intervenire», anticipa il fondatore di buildOn Italia, «e probabilmente torneremo in Africa. Una volta effettuata la scelta, attiveremo la campagna per la raccolta fondi attraverso due canali, il crowdfunding online e la donazione tradizionale via conto corrente. Una volta arrivati a 30-35 mila dollari partiremo: ogni viaggio è un’esperienza unica». Dura, ma indelebile: «Si vive per due settimane in un villaggio senza acqua e luce, dormendo in tenda con materassini e reti anti-zanzare. Vedo i volontari rientrare trasformati: trascorrono quel periodo senza smartphone, messaggi e chat, e tornano a parlare con le persone guardandole negli occhi. Dovrebbe essere la normalità, invece è qualcosa di straordinario». De Sanctis, in pensione dopo essersi occupato di cinema con una società di promozione e distribuzione di cortometraggi, si è avvicinato al volontariato con alcuni ragazzi autistici a Roma: «Avevo delle ore libere e ho pensato che fosse bello donarle a chi era meno fortunato di me. Presto mi sono reso conto che in realtà ricevevo più di quanto fossi in grado di dare. Volevo che ci fosse sempre più spazio per la solidarietà nella mia vita. Così ho cominciato un percorso». Che ha portato il 64enne a legarsi a diverse associazioni. «Sono stato prima in Brasile, impegnato in un programma finalizzato a far uscire le giovani donne dal mondo della prostituzione e a imparare un lavoro, poi in Senegal: lì curavamo i talibè, i ragazzi di strada. Ho apprezzato la spontaneità e la ricchezza umana dei bambini africani, rendendomi però conto di quanto sia devastante la mancanza di istruzione. Per questo mi sono avvicinato a buildOn». Tra i progetti dell’associazione italiana c’è anche quello di aprire un centro per minori a rischio nella periferia romana. Con un modo di fare consolidato: l’istruzione per superare le difficoltà. «Vogliamo organizzare corsi di arte, cinema o letteratura. L’obiettivo», conclude De Sanctis, «è quello di far crescere i ragazzi grazie alla cultura e alla formazione»

Credits Images:

Ivo De Sanctis che si è fatto promotore della nascita di una “filiale” italiana dell’associazione