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Pmi: governo italiano promosso a metà

Aziende tricolori inquiete per il 2023: per otto imprenditori su dieci la recessione è già un dato di fatto

Photo by FILIPPO MONTEFORTE/AFP via Getty Images

Da un’indagine condotta da I-aer, Centro di Ricerca specializzato nel monitoraggio dell’economia italiana, che – in collaborazione con Aida Partners PR – ha intervistato 764 piccole e medie imprese, emerge un quadro tanto complesso quanto chiaro sull’economia italiana. Secondo il professor Fabio Papa – direttore di I-aer ed esperto di economia aziendale “il governo a fronte di ridotte disponibilità finanziarie ha dovuto dedicare circa due terzi delle risorse per far fronte all’emergenza energetica. Questa scelta è stata ben compresa dai titolari d’impresa che in addirittura nove casi su dieci si dicono d’accordo con la linea che l’esecutivo Meloni sta seguendo. I consensi rispetto alla linea sposata da Palazzo Chigi”, prosegue Papa “arrivano soprattutto da comparti industriali quali gomma-plastica, siderurgia, chimica e produttori di fibre sintetiche, il che non stupisce affatto dato che questi settori sono stati fortemente colpiti dal caro energia, fenomeno che potrebbe essere addirittura destinato a peggiorare nel periodo Gennaio-Febbraio 2023”.

Dall’indagine emerge che gli impatti della manovra sembrano essere invece meno apprezzati quando si parla di riduzione del costo del lavoro, tanto che solo quattro titolari d’azienda su dieci ritengono che si stia andando nella direzione giusta. Un dato che trova conferma anche nelle parole di Confindustria e dell’orientamento espresso dal Presidente Bonomi sul cuneo fiscale.

Ma lo studio rilasciato da I-aer va oltre concentrandosi sul sentiment dei titolari d’azienda rispetto al particolare momento storico, rilevando informazioni tutt’altro che incoraggianti. A fare davvero paura è l’inflazione, la più alta mai rilevata negli ultimi 40 anni. In particolare, sette imprese su dieci temono che questo fenomeno sia destinato a persistere, portando le Banche Centrali a un innalzamento strutturale dei tassi di interesse nel corso del 2023. Ciò per le aziende si sta già traducendo in una maggiore spesa per interessi, con progressiva riduzione dei margini, già compromessi da anni di pandemia, crisi delle catene logistiche e dei microchip.

Governo promosso a metà quindi, risorse pubbliche scarse e prezzi che non sono destinati a scendere nell’immediato. Quali altre sfide dovranno fronteggiare le imprese in un 2023 che si annuncia complesso come non mai? si sono chiesti in I-aer? “Il fattore geopolitico non è trascurabile, tanto che sei imprenditori su dieci vedono come molto probabile un’amplificazione dell’escalation militare russo-ucraino già nella prima parte del 2023″, osserva Papa. “Questo elemento sta impattando in modo significativo sul decorso imprenditoriale di numerosi business, in ogni area del Paese, tanto che otto imprenditori su dieci dichiarano di aver deciso di rinviare investimenti non strategici, rimandando al 2024 le scelte più onerose sul fronte finanziario”. Una politica comprensibile data da uno scenario di estrema incertezza, oltre che da tassi di interesse così alti da non rendere più conveniente come un tempo il ricorso all’indebitamento bancario.

Dall’altra parte, dall’indagine emerge anche un dato d’ottimismo: i dati mostrano chiaramente che le aziende che si stanno dedicando con ferma convinzione a un processo di passaggio generazionale possiedono un livello di fiducia più elevato nei confronti dello scenario che ci attende. Ciò perché tali imprese, in nove casi su dieci, si dichiarano “a prova di futuro” in termini di utilizzo delle tecnologie digitali e apertura internazionale. Due driver che storicamente aiutano le aziende, soprattutto di piccole e medie dimensioni, a diventare più resilienti durante le crisi.

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