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Attualità

Manager in cerca di nuovi modelli di business. L’eredità della crisi Covid-19

Il 45% dei dirigenti sta adottando nuovi approcci in azienda, mentre più del 40% al lavoro per migliorare le proprie competenze personali. In smart working 8 dirigenti su 10

La crisi in corso inciderà significativamente sul mercato dei prossimi 12 mesi, tra calo del fatturato, stretta occupazionale e politiche retributive restrittive. Cambieranno anche i paradigmi di base e i manager stanno adottando nuovi modelli di business e rinforzando le competenze personali, sia soft che hard. Lo affermano i risultati dell’indagine condotta da Federmanager su un campione di oltre 10 mila dirigenti dell’industria e dei servizi.

In base all’indagine, condotta nel mese di aprile, il 14,9% dei manager intervistati considera a rischio la continuità aziendale, ma la maggioranza del campione (79,3%) ha una visione più positiva e ottimistica. Diverse invece le impressioni sulla diminuzione del fatturato rispetto al mercato estero o interno. Il 59,6% ipotizza una diminuzione di oltre il 30% del fatturato estero della propria azienda e ancor più pessimistiche le previsioni relative al fatturato italiano: il 75,5% ne prevede una diminuzione. E naturalmente i dati relativi a queste previsioni sono maggiormente rafforzati nei manager che operano nelle aziende del Nord Italia. Quanto alle previsioni sui livelli occupazionali, il 40% ipotizza un decremento ma quasi la metà del campione (49,5%) non prevede variazioni sensibili sulla forza lavoro.

Sulle conseguenze personali che lo scenario post-pandemico potrà far emergere il 61,6% dei manager non ritiene che il proprio impegno professionale risentirà degli effetti della pandemia da coronavirus mentre un manager su quattro suppone di esserne coinvolto con la riduzione della remunerazione o con la sospensione e ferie forzate o anche con la possibilità di licenziamento. A quali aspetti della propria professionalità i manager dedicheranno più tempo e maggiori energie per uscire dalla situazione di emergenza? Anzitutto alla ricerca di “nuovi modelli di business” (45%), a testimonianza di quanto la crisi in corso inciderà significativamente sul mercato, cambiandone i paradigmi di base. Molto importanti anche i riscontri relativi alle altre opportunità: soluzioni per mettere in sicurezza il business e garantire la fedeltà dei clienti (42,9%), e rinforzo delle competenze personali, sia “soft” (41,9%) che “hard” (39,4%) per gestire al meglio la crisi e le problematiche che ne deriveranno.

L’indagine approfondisce, inoltre, il tema dello smart working, con circa l’80% dei manager che utilizza in modo esclusivo o parziale questa modalità di lavoro. «È importante far tesoro di questa sperimentazione di lavoro agile, assicurando una valorizzazione di questo strumento sia a livello normativo sia a livello contrattuale e aziendale”, afferma Stefano Cuzzilla, presidente di Federmanager. “Eravamo in fondo alla classifica europea per diffusione dello smart working, ora stiamo risalendo posizioni grazie alle imprese più managerializzate, che dimostrano grande capacità di adattamento e di organizzazione. Dobbiamo seguire questo esempio e capitalizzare l’esperienza di smark working anche dopo la fine del lockdown, perché porta molti vantaggi ai lavoratori, alla società e all’ambiente”.

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(foto pxhere.com)