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Attualità

Italia: prima in Europa per patrimonio culturale, ma ultima per laureati

Secondo l’Istat, il livello di istruzione nel nostro Paese è insufficiente. Eppure, la cultura è fondamentale nel mercato del lavoro

Siamo il primo Paese al mondo per patrimonio artistico. Eppure siamo fra gli ultimi in Europa per numero di laureati. A dirlo è il primo Rapporto sulla Conoscenza realizzato dall’Istat, secondo cui l’Italia presenta un netto ritardo nei livelli d’istruzione rispetto a nazioni come la Francia. La nota positiva è che questo gap si sta riducendo. Fra il 2010 e il 2016 la frazione di giovani fra i 20 e i 29 anni con una laurea, un master o un altro titolo di studio terziario, infatti, è salita dal 42 al 57 per mille. Tuttavia, resta ben al di sotto della media europea. A oggi, dunque, la nostra preparazione scolastica rimane insufficiente.

Non abbiamo ancora raggiunto la sufficienza

Anche per quanto riguarda il numero di diplomati, la differenza rispetto al passato è troppo bassa. Se si considera la quota di persone di età compresa fra i 25 e i 64 anni con almeno un titolo di studio secondario superiore, allora l’Italia si colloca a quasi 17 punti percentuale di distanza rispetto alla media europea. Invece, se si considera la fascia di età 25- 34 anni il differenziale scende a 9,5 punti: un miglioramento non ancora sufficiente. Tanto basta, secondo gli esperti, per ritenerci una nazione poco istruita.

Un gap che ci rende meno competitivi

È un paradosso se si pensa che siamo il Paese con il maggior numero di siti Unesco del mondo e che vantiamo 5.000 tra musei e siti visitabili. E, infatti, recentemente la testata americana USNews ci ha assegnato il secondo posto come “cultural influencer”, ossia come nazione in grado di esercitare un’influenza nel campo culturale. Purtroppo si tratta di un problema non di poco conto visto che, sempre secondo l’analisi dell’Istat, nel mondo del lavoro il possesso di una laurea fa la differenza, sia per gli imprenditori sia per i dipendenti, in termini di salari, di possibilità di occupazioni migliori e addirittura di sopravvivenza delle imprese.