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Richard Branson: “Fallire è stata la mia fortuna”

Orgoglioso dei suoi insuccessi come, e forse più, dei suoi trionfi, il magnate della Virgin si è dato una sola regola: non fare nulla che screditi il brand. E agli aspiranti imprenditori consiglia: buttatevi nel mondo degli affari e imparate a sopravvivere nella giungla

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Mentre parliamo al telefono, lei è a Zermatt (in Svizzera, ndt), dove la Virgin Strive Challenge culmina con la scalata al Cervino (un percorso di oltre mille chilometri da Londra al Cervino, della durata di un mese, per raccogliere 750 mila sterline per aiutare i giovani inglesi a sviluppare il proprio potenziale, ndt). Suo figlio Sam però ha sofferto di “mal di montagna” ed è dovuto tornare indietro, trasportato da un elicottero di soccorso. Si deve essere preoccupato molto…Per fortuna non è stato così allarmante, perché non ci eravamo resi conto che si trattava di Sam e nel momento in cui lo abbiamo saputo era già al sicuro a valle. È andato tutto bene.

E lei si sente orgoglioso?Tutto il team è stato magnifico. È stato fantastico quanto sono riusciti a fare nell’ultimo mese. Abbiamo organizzato una grande festa con tutti gli “Strivers”: grandissimi complimenti a tutti! Uno di loro era membro di una gang (e in fondo è su questo che verteva tutta questa esperienza di beneficenza) e sarei quasi pronto a scommettere che in futuro diventerà il primo Ministro d’Inghilterra; è semplicemente il più incredibile dei ragazzi. Un giorno dovrebbe intervistarlo. È davvero straordinario, un giovane di colore di Brixton che ha rinunciato a essere capobanda per fare la differenza nel mondo.

Lei ha detto che questa sfida le ha ricordato alcune delle sue più che “terrificanti” avventure. Sam e Holly sono cresciuti con un padre che ha sempre fatto cose folli, certamente ci sono stati molto viaggi in barca, in mongolfiera e altre avventure. Avrebbero potuto prendere da mia moglie, che è il mio opposto, oppure da me ed essere portati all’avventura. Purtroppo, forse, hanno preso da me!

Quindi non direbbe che i suoi figli sono restii nel correre rischi?No, abbiamo condiviso diverse esperienze meravigliose: abbiamo fatto kite surf lungo La Manica, abbiamo cercato di battere il record di vela transatlantica, abbiamo scalato insieme il Monte Bianco. Penso possano affermare che questi momenti, così come quelli vissuti nell’ultimo mese, siano quelli che ricorderanno meglio nella loro vita.

E cosa lega la sua vita negli affari con la sua, per così dire, “vita in mongolfiera”?Per molti aspetti vivere l’avventura non è poi così diverso dall’essere un imprenditore. Se sei un imprenditore, cerchi di creare cose mai fatte prima, di farlo meglio di chiunque altro e cerchi anche di coprirti le spalle, in modo tale che se dovesse andare male questo non distrugga quanto hai realizzato in precedenza. Lo stesso vale se sei un amante dell’avventura: cerchi di realizzare cose mai realizzate prima, ma allo stesso tempo di proteggerti le spalle. Che in questo caso può voler dire la tua stessa vita.

Parlando di affari, ha scritto un libro in merito, The Virgin Way. Qual è l’idea di fondo?Ho passato quasi 50 anni facendo l’imprenditore e costruendo società. Perciò spero che questo libro sia d’aiuto ai giovani che stanno mettendo in piedi o stanno cercando di portare avanti un business, oppure a chi lavora in un’impresa. Detto questo – e il mio editore mi ucciderà per questo – credo che il modo migliore di imparare come gestire gli affari sia quello di buttarcisi dentro e imparare a sopravvivere nella giungla.

E presumibilmente avere qualcosa che la gente voglia?Se trovi un’idea che può migliorare la vita delle persone, devi cavalcarla e portarla avanti. L’idea di Virgin Airlines è nata quando, mentre cercavo di raggiungere le Isole Vergini da Puerto Rico, la compagnia aerea decise di cancellare il volo, perché non avevano abbastanza passeggeri. Appena ventenne, sono tornato all’aeroporto, ho affittato un aereo, ho preso in prestito una lavagna e ci ho scritto scherzosamente: «Virgin Airlines, 39 dollari per le Isole Vergini Britanniche (BVI)» e così ho riempito il mio primo aereo. Le migliori imprese nascono dalla frustrazione personale. Stiamo costruendo una società aerospaziale (Virgin Galactic, ndt) perché alla Nasa non interessava che io o lei andassimo nello spazio, voleva portarci solo pochi eccezionali astronauti. Ero frustrato nell’attesa di avere una possibilità di andare nello spazio, e non sarebbe mai successo a meno che non fossimo andati oltre e avessimo cercato di farlo da noi.

Ah, lo spazio! Quando ci andrà?Devo stare attento a quello che dico! Sono un ottimista nato e in un paio di occasioni ho dichiarato che sarebbe successo in questa o in quell’altra data, invece il viaggio è stato rimandato. Si tratta di scienza missilistica, confido che non ci vorrà ancora molto.

Quello non è il solo evento all’orizzonte. All’inizio del prossimo anno diventerà nonno. Sua figlia Holly avrà due gemelli.Anche Isabella, la moglie di Sam, è incinta. Avremo tre nipoti a distanza di due settimane. Sono momenti emozionanti… Li abbiamo pungolati parecchio negli ultimi 18 mesi e il nostro desiderio è stato realizzato. Holly e Isabella sono grandi amiche; sono vicine di casa a Oxford e nei Caraibi. I tre bambini cresceranno praticamente insieme, sarà magnifico.

Quando ha partecipato alla Ice bucket challenge, ha nominato tutti i suoi 60 mila impiegati. Sono un sacco di persone: non si stupisce se pensa agli inizi?Apprezzo enormemente la mia vita. Uso davvero molto la parola fortunato, perché lo sono stato davvero molto, in particolare nelle mie avventure. Ho decisamente vissuto nove vite.

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Ci sono cose nella sua vita di imprenditore che avrebbe voluto fare?Molto del mio tempo è dedicato al non profit, che gestiamo come se fossero affari; alcuni vanno molto bene, altri potrebbero andare meglio. Ci sono The Elders, che affronta temi legati alla risoluzione dei conflitti; Carbon War Room, attiva sul fronte dei cambiamenti climatici; Oceanic Elders, impegnata a proteggere le specie che vivono negli Oceani; B Team, composto da business leader al lavoro su tematiche ambientali; e la Global Commission on Drug Policy, che cerca di far cambiare l’approccio dei governi verso la guerra alla droga, per farla affrontare anche come un problema di salute e non di criminalità. Questo è ciò che mi interessa di più. Abbiamo una meravigliosa squadra di persone che sta spingendo Vigin verso nuovi settori, come le navi da crociera, gli hotel nei centri città e altre cose. Mi interessa, ma non è più la mia ragion d’essere. Semplicemente trovo Virgin Unite, la nostra fondazione, e quel tipo di lavoro, molto più interessante.

Buona parte del suo libro è piuttosto, per così dire, antiquata: sprona all’ascolto, al prendere nota, dice di perdonare qualcuno se commette un errore, cose che sembrano in contraddizione con il moderno e spietato mondo degli affari.Sono stato fortunato nella mia educazione. Se mi avessero sentito spettegolare o dire qualcosa di negativo riguardo a qualcuno, i miei genitori mi avrebbero messo davanti a uno specchio. Mi hanno insegnato che guardarsi in uno specchio per cinque minuti non è molto piacevole e mi hanno educato a cercare il meglio nelle persone, a lodarle invece di criticarle. Tutti amiamo le lodi; in particolare, se sei un leader e dici qualcosa di negativo su qualcuno, il peso di quell’affermazione sarà amplificato molte volte, solo perché sei il capo. Perciò può essere molto dannoso. E poi la gente sa quando sbaglia, non ha bisogno che glielo si dica. Ma ha bisogno che gli si riconosca quando ha fatto qualcosa di giusto.

Lei non ha mai avuto problemi ad ammettere i suoi fallimenti. Sembra considerarli una parte necessaria della sua formazione. È vero?Penso che alle persone, in particolar modo in Gran Bretagna, non diano fastidio coloro che hanno provato e fallito e poi riprovato fino a che ce l’hanno fatta. Anzi, se hai sempre successo al primo colpo, la gente potrebbe pensare che tu sia un po’ troppo orgoglioso. La prima volta che ho attraversato l’Atlantico in barca, questa è affondata a 100 miglia dalla Gran Bretagna. Noi ci siamo rimessi in piedi e l’anno successivo ce l’abbiamo fatta. Se invece fossimo riusciti la prima volta, la gente avrebbe potuto dire: e allora?

E per quanto riguarda gli affari?L’anno che abbiamo sfidato Coca-Cola (con Virgin Cola, ndt) abbiamo davvero dato del filo da torcere a Coca-Cola e Pepsi. Eravamo proprio come Davide contro Golia. E quando hanno mandato i loro enormi carri armati e per certi versi ci hanno schiacciati, il pubblico non ha avuto alcun pensiero negativo per il brand Virgin. Piuttosto direi che sia uscito rafforzato dalla battaglia.

Quindi non lo rimpiange?La chiave è non fare mai nulla che screditi il brand, come fregare il pubblico o fare qualcosa per cui ti sentiresti a disagio nel leggerne. Se devi cadere, fallo combattendo.

*(intervista da The Observer/The Interview People, traduzione di Eliana Corti)