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Da manager a filantropo: non c’è solo Eric Schmidt, mr Google

L’uomo che ha gestito e guidato l’ascesa di Google (e la sua trasformazione in Alphabet) saluta Mountain View: «Farò del bene»

Eric Schmidt lascia Alphabet (Google) e si dà alla beneficenza. La holding creata nel 2015 per riunire tutte le attività di Mountain View perde dunque il suo presidente esecutivo dal 2011, incarico assunto dopo dieci anni da Ceo. Non è come se lasciassero i fondatori Brin e Page, ma l’addio ha la stessa portata. Ingegnere e manager, Schmidt è il 119esimo uomo più ricco al mondo con un patrimonio da 11 miliardi di dollari (dati Forbes).

Da manager a filantropo: fate come Eric Schmidt

Quale futuro attende Eric Schmidt? La beneficenza. «Larry, Sergey, Sundar (Pichai, attuale Ceo di Google, ndr) e io crediamo che sia il momento per una transizione, nell’evoluzione di Alphabet. La struttura della holding sta funzionando bene e Google e Other Bets (la struttura che raccoglie le altre attività fuori dal motore di ricerca e correlati, ndr) stanno prosperando. Negli anni recenti ho speso molto del mio tempo sulla scienza e la tecnologia, e sulla filantropia, e voglio impegnarmi ancora di più su questo fronte», è la sua nota d’addio.

Google dovrà fare a meno del suo mentore. Schimdt prese un’azienda che i fondatori stavano cercando di vendere a pochi dollari (Excite rifiutò di comprarla per 750 mila dollari) e, dopo l’esplosione della bolla delle dotcom, la trasformò in un colosso. Divenuto Coo nel 2001, tre anni dopo lanciò l’Ipo e segnò la strada della crescita a dismisura di Google, la porta d’accesso per chiunque al mondo di internet al giorno d’oggi. Schmidt rimarrà come membro del consiglio, visto che molti gli ricordano l’intervista a Fortune del 2004 in cui aveva promesso che sarebbe rimasto in azienda fino altri vent’anni.

Gli altri ex che fanno beneficenza

Schmidt non è l’unico ex manager a dedicarsi alla beneficenza dopo una luminosa carriera. Bill e Melinda Gates sono famosi per aver donato gran parte dei guadagni di Microsoft e per l’impegno attivo nella loro fondazione. Tim Cook ha detto che donerà tutto il suo patrimonio a fine carriera in Apple (tranne i soldi per far studiare il nipote). Molti altri, da Warren Buffet a George Soros fino a Carlos Slim, hanno regalato cospicue somme di denaro pur continuando nelle proprie attività professionali. Chi invece si è impegnato in prima persona come Gates è Gordon Moore, fondatore di Intel: nel 2000 ha fondato con la moglie la Gordon and Betty Moore foundation, per finanziare la conservazione dell’ambiente, la scienza e lo sviluppo della Bay area di San Francisco, sovvenzionando progetti in Amazonia e nelle Ande.

Non si può non citare in proposito Chuck Feeney, definito nel 2012 da Forbes l’ha definito «the billionaire who is trying to go broke», cioè il miliardario che sta provando ad andare in bancarotta. Nel 1984 ha messo tutto il valore del suo 38,75% di Duty free shoppers nella fondazione Atlantic phlantropies, e ora il suo patrimonio personale è ridotto a 2 milioni di dollari. Una cifra che basta a condurre un finale d’esistenza più che dignitoso, ma che lo tiene lontano anni luce dagli uomini più ricchi del mondo. La sua attività di filantropo l’ha visto spendere 6,3 miliardi di dollari per finanziare l’istruzione, la scienza, la sanità, i diritti civili in Paesi come gli Stati Uniti, l’Australia, il Vientam, le Bermuda, il Sudafrica e la sua terra d’origine. Per Forbes è «l’uomo che per l’Irlanda ha fatto più di ogni altro dai tempi di San Patrizio».