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Discanto

Abbattete (definitivamente) il ponte di Messina!

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Quando, a ridosso delle scorse elezioni, non ricordo quale esponente di rilievo della parte politica che le ha poi vinte, se ne è uscito con la ferma, chiara – anzi, a dir poco, granitica – dichiarazione d’intenti di non aver mai abbandonato l’idea di costruire il ponte sullo Stretto di Messina, ho capito come e quanto il comune senso del ridicolo venga ormai deriso e ucciso ogni ora di ogni giorno (sì, pure la notte) in questo nostro vituperato Paese senza che il colpevole rischi di pagarne il fio. Nessuno che tra la cosiddetta società civile abbia sollevato un’obiezione, tentato una pernacchia, accompagnato il suddetto alla porta… E ovviamente si tratta solo dell’ennesimo esercizio di una pratica che conosce una marea montante di aficionados .

Questo perché ormai abbiamo svoltato verso una condizione di disperante rassegnazione davanti all’indecoroso spettacolo quotidiano di chi pensa di avere delle cose da dire, sia che costui occupi (indegnamente, oserei dire) uno scranno in Parlamento, sia che si picchi di sputare sentenze sul proprio profilo social (per non dire dell’apoteosi dei non pochi che esternano i propri vaneggiamenti su entrambi i fronti). Trincerandosi dietro una supposta libertà di pensiero (pensiero?) e di opinione, costoro sono convinti di poter dire qualsiasi castroneria, e che il fatto stesso che possano farlo, li assolva dal dover dare un senso logico e dall’assumersi la responsabilità di quel proferiscono.

Non vale la pena in tal senso ricordare qui la schiera di opere pubbliche a dir poco essenziali, di vitale importanza, che in Italia giacciono immobilizzate sotto il peso della muraglia di burocrazia. Per tacere di quelle che non sono mai partite per gli stalli posti dall’incompetenza di matrice politica (per lo più locale, ma non solo) che impera in ordine sparso in ogni Regione, Provincia o Comune che sia. Ecco perché l’ennesimo richiamo a un’opera ormai chimerica come è il progetto del Ponte di Messina, all’alba del 2022 suona come emblema e simbolo di una politica che non conosce imbarazzo, grazie a esternatori di professione senza amor proprio. Tanto meno, amor di patria. L’idea di un ponte sullo Stretto è un retaggio della dominazione borbonica, e in quanto tale dà il senso di quanto il nostro modo di intendere la politica del territorio e delle infrastrutture sia ancora per certi versi ferma all’Ottocento.

Paradossalmente, si favoleggia su un progetto spacciato come futuristico, facendo appello a una suggestione vecchia di qualche secolo. Il che dovrebbe farci definitivamente comprendere qual è il concetto di futuro che serpeggia a tratti in questo disgraziato, eppur straordinario, Paese.