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Lavoro

Gender gap: per le donne novembre e dicembre “senza stipendio”

I risultati del rapporto della Commissione Europea: sul fronte del salario la diversità di genere rimane elevata in molti Paesi, inclusa l’Italia

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Fino a due mesi di stipendio in meno. È la differenza tra la retribuzione annuale di un uomo e una donna in Europa. Se si paragonano i salari dei due sessi, è come se le donne europee a novembre e dicembre lavorassero gratis. È quanto emerge dall’ultimo rapporto sul gender gap salariale della Commissione Europea, secondo cui su questo fronte la diversità di genere rimane elevata in molti Paesi europei, inclusa l’Italia. Da un lato, infatti, è vero che nel nostro Paese vantiamo fra i più bassi differenziali uomo-donna sulla paga oraria lorda: la nostra percentuale è del 5,3%, contro una media dell’Europa a 28 del 16,2%. Dall’altro, però, abbiamo uno fra i più alti indici nella differenza generale sui redditi annui medi: la nostra percentuale è 43,7%, contro una media Ue del 39,6%.

Gender gap: stipendi più bassi perché le donne non occupano ruoli manageriali

Ma perché in Italia c’è questa disparità sostanziale fra paga oraria e stipendi/redditi annui? Essenzialmente per due ragioni. In primo luogo perché nella Penisola sono ancora poche le donne che svolgono ruoli manageriali, i più pagati. In secondo luogo, perché molte connazionali lavorano poco, vuoi perché hanno lavori non continuativi o perché, rispetto agli uomini, prendono più permessi, congedi, aspettative per occuparsi della famiglia.Eppure secondo l’Ocse, in generale le donne ottengono risultati più brillanti negli studi universitari rispetto agli studenti maschi. Una via d’uscita comunque c’è, come ha ricordato Alessandro Fiorelli, amministratore delegato di JobPricing, a la Repubblica “il gender gap non è solo una questione di evidente misoginia organizzativa delle imprese, ma ha ragioni sociologiche profonde, soprattutto nel nostro Paese. Sta alla classe dirigente maschile la primaria responsabilità di aggredire determinati preconcetti. Ma le donne, soprattutto le giovani, non debbono arrestare il loro percorso di consapevolezza e di emancipazione”.