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Lavoro

Industria 4.0, le 27 professioni che cambieranno il mondo

Come cambierà il mondo del lavoro con l’ Industria 4.0 ? Quali saranno le professioni vincenti? Prova a rispondere a queste domande lo studio L’impatto sul mercato del lavoro della quarta rivoluzione industriale presentata in un’audizione al Senato da Giorgio Alleva, presidente dell’Istat

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Come cambierà il mondo del lavoro con l’Industria 4.0? Quali saranno le professioni vincenti? Prova a rispondere a queste domande lo studio L’impatto sul mercato del lavoro della quarta rivoluzione industriale presentata in un’audizione al Senato da Giorgio Alleva, presidente dell’Istat. Nell’indagine sono messe a confronto 27 professioni vincenti – che hanno +20 mila unità tra il 2011 e il 2016 – e 27 professioni perdenti.

INDUSTRIA 4.0, LE 27 PROFESSIONI VINCENTI

I prodromi della rivoluzione industriale 4.0 premiano i lavori qualificati nel commercio e nei servizi (+403mila) e le professioni intellettuali e scientifiche a elevata specializzazione (+330mila), mentre calano artigiani, operai specializzati e agricoltori (giù di 579mila unità) e gli «esecutivi di ufficio», come segreteria e contabilità (-109 mila). Nel mezzo, l’Ict segna un +5% mentre crescono anche i lavori a basso livello di istruzione, i più rilevanti in Italia (35%).

Alleva usa le quattro macrocategorie Isfol: le specializzate tecniche (ad alto tasso di qualifiche, competenze tecnologiche e orientate a ruoli di analisi e problem solving), le specializzate non tecniche (intellettuali ma senza particolari competenze tecnologiche), le tecniche operative (manuali e indirizzate all’utilizzo di macchinari) e le elementari (a basso livello di qualifiche). Dal 2011 e 2016 sembrano aver sofferto soprattutto le carriere tecnico-operative, come gli operai specializzati (-222mila profili), mentre nello stesso periodo quelle molto qualificate o molto elementari hanno guadagnato una crescita simile (+171mila posizioni e +215mila).

LE PROFESSIONI VINCENTI

Entrando nel dettaglio, tra le 27 professioni vincenti ci sono «addetti agli affari generali (a supporto di singoli aspetti delle procedure di pianificazione, progettazione, amministrazione e gestione di un’impresa o di un ente), i tecnici della produzione manifatturiera, gli analisti e i progettisti di software, gli specialisti nei rapporti con il mercato e nel marketing», oltre ad «alcune professioni sanitarie riabilitative (podologi, fisioterapisti, etc.) e quelle qualificate nei servizi sanitari e sociali». Crescono, pur senza competenze, «addetti all’assistenza delle persone, il personale addetto all’imballaggio e al magazzino, i commessi alle vendite al minuto e diverse professioni legate alla ristorazione».

Il settore più in crescita è ovviamnete l’Ict, con 750 mila lavoratori nel 2016, in crescita del 4,9% in un anno. Nell’ultimo quinquennio, l’aumento è stato del 12%, anche se la Penisola resta al di sotto della media europea. Pesano le professioni super specializzate, come «ingegneri elettronici e delle telecomunicazioni, analisti e amministratori di sistema, specialisti di Rete e della sicurezza informatica». L’espansione, però, non compensa i ritardi né rispetto agli standard europei né sull’aggiornamento effettivo degli stessi «professionisti Ict» registrati in Italia. L’incidenza di professioni digitali e informatiche è pari ancora al 3,3% del totale, contro il 3,6% della Francia e il 3,7% della Germania.

LE PROFESSIONI PERDENTI

Soffrono invece le professioni penalizzate dall’automazione, oltre a «costruzioni (muratori in pietra, manovali, personale non qualificato dell’edilizia civile e professioni assimilate) e professioni associate prevalentemente a mansioni di ufficio (ad esempio, i contabili, gli addetti alla funzione di segreteria, il personale addetto a compiti di controllo e verifica, gli addetti all’immissione di dati)».