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Prometeia-Intesa Sanpaolo: automotive e moda i settori più colpiti dal Covid

L’analisi di ottobre sui settori industriali italiani alle prese con la crisi economica. Per il biennio 2021-22 previsto un significativo rimbalzo del fatturato manifatturiero. A rischio aziende di minori dimensioni

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Segnali di recupero sia per la produzione che per il fatturato manifatturiero del nostro Paese. Secondo l’analisi di ottobre sui settori industriali italiani, realizzata da Prometeia e Intesa Sanpaolo, nel trimestre giugno-agosto il recupero nel nostro Paese ha proceduto a ritmi più vivaci nel confronto con i principali partner Ue. Alla dinamica già positiva della Farmaceutica e di calo moderato del fatturato di Alimentare e bevande e Largo consumo (grazie ai prodotti per la detergenza della casa e l’igiene personale), che beneficiano di una domanda sostenuta dall’emergenza sanitaria, si è aggiunto un aumento tendenziale dei fatturati di Elettrodomestici, Mobili e Prodotti e materiali da costruzione, trainati dalla ripresa degli interventi di riqualificazione edilizia, con lo sblocco dei cantieri, e dalla maggior attenzione per l’ambiente domestico, diventato anche luogo di lavoro e di studio. Spunti di miglioramenti sono giunti, tra giugno e agosto, anche dalla dinamica degli ordinativi, dove spicca il dato tendenziale positivo di Autoveicoli e moto.

I segnali di recupero emersi, tuttavia, non sono comunque sufficienti per ripianare i crolli primaverili, a fronte anche di un aumento dei rischi legati alle difficoltà di gestione della pandemia, che gettano ombre sulla solidità di ripresa dei principali sbocchi internazionali e del mercato interno. In questo contesto, prevediamo una caduta del 14.3% del fatturato manifatturiero in media d’anno, a prezzi costanti.

Le misure cautelative che si stanno varando per scongiurare una seconda fase di saturazione delle strutture ospedaliere, sommate al clima di crescente incertezza e preoccupazione, rischiano infatti di frenare i consumi, soprattutto nei settori duramente colpiti nella prima fase pandemica (turismo e servizi ricreativi, ristorazione, trasporti, abbigliamento), con riflessi a cascata nei settori industriali connessi (produzione di mezzi di trasporto e moda su tutti). Anche il ciclo degli investimenti potrebbe subire ulteriori significative battute d’arresto, soprattutto nella componente macchinari e mezzi di trasporto, dopo il crollo senza precedenti del secondo trimestre.

Il deterioramento del contesto di domanda è visibile anche sul fronte estero, con scambi mondiali in marcato rallentamento nel 2020, nonostante risposte di politica economica più rapide e intense rispetto al passato. Si stima, in particolare, una flessione del 10% della domanda mondiale rivolta all’Italia.

Settori industriali italiani: solo la Farmaceutica a segno “+”

Confermiamo stime di crescita per la Farmaceutica (+3,9% a prezzi costanti nel 2020), unica eccezione nel quadro settoriale, grazie a una domanda mondiale trainante, a fronte di una domanda domestica di farmaci in leggero ripiegamento (sintesi di un aumento di domanda dei trattamenti Covid e di un calo delle altre terapie), e attese di tenuta per il fatturato dell’Alimentare e bevande (-2.8%), grazie alla debole crescita delle esportazioni e all’aumento dei consumi alimentari domestici, che compensano in parte la flessione generalizzata del canale Ho.Re.Ca.

Seguono nel ranking, con un calo del giro d’affari attorno al 7% a prezzi costanti, il Largo consumo (sostenuto dalla vivacità della domanda di prodotti per l’igiene, che non compensa il calo di quelli cosmetici) e gli Elettrodomestici (che stanno beneficiando di un recupero degli ordinativi dai mercati esteri e di una domanda interna sostenuta dal driver della riqualificazione abitativa, in un contesto in cui l’ambiente domestico viene maggiormente vissuto e utilizzato anche per esigenze lavorative). Per l’Elettronica, a contenere la caduta del fatturato 2020 (-8.9% a prezzi costanti) contribuiscono sia i consumi di tecnologia domestica sia gli investimenti nella digitalizzazione.

Tra i settori che sono attesi contrarsi meno della media manifatturiera troviamo i Prodotti e materiali da costruzione (-10.5% il calo atteso 2020, sempre a prezzi costanti), il cui giro d’affari sta beneficiando del riavvio degli investimenti in costruzioni, in particolare delle riqualificazioni residenziali (per cui sono stati potenziati gli incentivi in chiave ecologica e antisismica), gli Altri Intermedi (-11.8%), sostenuti dall’aumento di domanda di prodotti in plastica e carta legato all’emergenza sanitaria e gli Intermedi chimici (-9.2%), grazie alla domanda di chimica per prodotti igienizzanti che sta trainando le esportazioni.

Performance in linea con l’andamento medio del manifatturiero per Metallurgia e Prodotti in metallo (con fatturato atteso in calo del 14.3% e del 14.5% rispettivamente, a prezzi costanti), la cui attività è condizionata positivamente dalle costruzioni ma negativamente dalla Meccanica e dalla filiera automotive.

Le difficoltà congiunturali del settore automotive stanno penalizzando anche l’Elettrotecnica, che apre la parte bassa della classifica settoriale (-15.2% il calo atteso del fatturato a prezzi costanti 2020), nonostante il traino offerto dai crescenti investimenti in chiave ecologica, sia nel settore auto sia nelle costruzioni. Ancor più penalizzata la Meccanica (-18.4% la contrazione attesa in media d’anno), che si trova a fronteggiare una flessione marcata della domanda mondiale (superiore al 13% nel 2020, secondo le nostre stime, contro un -10% circa per il totale manifatturiero) e una battuta d’arresto degli investimenti sul fronte interno.

La riqualificazione dell’ambiente domestico legata allo smart working sta trainando il recupero del settore dei Mobili, che dopo una caduta molto intensa nella fase di lockdown, dovrebbe riuscire a contenere al 18.5% il calo del fatturato a prezzi costanti 2020.

In fondo alla classifica si collocano Sistema moda (25.4% il calo atteso per il 2020) e Autoveicoli e moto (-26.8%). Sulla performance della moda pesano una stagione andata sostanzialmente persa, per i provvedimenti restrittivi alla mobilità intrapresi in primavera a livello internazionale, e una chiusura d’anno caratterizzata da un clima di incertezza, con limitazioni alla vita sociale che freneranno ancora i consumi di questi beni. L’automotive sconta gli effetti della pesante crisi economica che ha portato a posticipare la domanda di autoveicoli, anche se le attese sono di parziale recupero del fatturato settoriale tra agosto e dicembre, grazie alla spinta degli ecoincentivi per le autovetture approvati nel Decreto Agosto, che hanno già riportato in positivo i numeri delle immatricolazioni in settembre.

Rimbalzo biennio 2021-22 grazie ai fondi europei

Per il biennio 2021-22 si prevede un significativo rimbalzo del fatturato manifatturier. A fronte di consumi in ripresa ma su ritmi insufficienti a riportare la spesa delle famiglie sui livelli pre-Covid, dato il deterioramento di redditi e ricchezza e l’atteggiamento cautelativo dei consumatori, che si protrarrà nel medio periodo, saranno dagli investimenti a rappresentare il principale volano di ripresa, favoriti da un’iniezione senza precedenti di fondi europei che punta su transizione green, innovazione, digitalizzazione e automazione per accelerare i processi di trasformazione già in atto.

Una quota rilevante dei fondi europei (pari ad almeno il 37%), di cui l’Italia sarà tra i principali beneficiari, sarà destinata alla transizione green, che si impone oggi come vero e proprio volano di crescita. L’Europa è storicamente in prima linea nella corsa verso una maggiore sostenibilità ambientale dell’economia, perseguendo obiettivi ambiziosi di abbattimento delle emissioni inquinanti e puntando su un continuo spostamento in avanti della frontiera tecnologica, che le vale oggi la prima posizione nel ranking mondiale dei paesi brevettatori di tecnologie legate alla mitigazione dei cambiamenti climatici, davanti agli Stati Uniti.

La riconversione del tessuto manifatturiero in chiave ambientale e digitale sosterrà un recupero più vivace dei settori produttori di beni di investimento nel biennio 2021-22, quali Meccanica e Autoveicoli e moto, che faranno da traino all’Elettrotecnica e ai settori produttori di intermedi attivi lungo la filiera. In generale, infatti, la svolta verde impone di ripensare l’intero sistema industriale, agendo su circolarità e scelta di nuovi materiali e prodotti con elevati standard ambientali, sempre più prioritari anche per consentire alle imprese di essere partner di riferimento sui mercati internazionali.

Si inaugura quindi un percorso fatto di sfide e opportunità, che il settore manifatturiero è chiamato a cogliere sia sul fronte interno sia su quello internazionale, che però resterà complesso. Si dovrà attendere il 2022 per un completo recupero del commercio mondiale. L’intensità della crisi 2020, inoltre, lascerà evidenti segni su alcuni importanti settori, tra cui proprio l’automotive, e il Sistema moda, che nel 2022 vedranno i livelli di vendite estere ancora inferiori di oltre il 10% rispetto al 2019. L’accelerazione della domanda interna via investimenti, poi, comporterà un andamento vivace delle importazioni, e quindi un deterioramento del saldo commerciale manifatturiero.

Per agganciare la ripresa sarà essenziale un tessuto produttivo finanziariamente solido

La caduta dell’attività produttiva nel corso del 2020, comporterà inevitabilmente una flessione della redditività operativa e del capitale proprio dell’industria manifatturiera, che scenderanno rispettivamente al 4.5% e al 4%, secondo le nostre stime, erodendo del tutto il recupero conseguito negli anni successivi alla crisi del 2012, ma mantenendosi comunque superiori ai livelli che avevano caratterizzato la crisi del 2009. Tra i fattori a sostegno degli indicatori di redditività, la maggiore resilienza del nostro sistema industriale, determinata dalla solidità patrimoniale e finanziaria raggiunta alla vigilia della crisi, e le misure di sostegno alla liquidità messe in campo dal governo.

Alcuni cluster di imprese potrebbero mostrarsi più vulnerabili di fronte alla crisi, su tutti quello delle aziende di minori dimensioni, che potrebbe essere oggetto di un processo di selezione più intenso nel prossimo biennio. In linea generale, stimiamo che le imprese a rischio insolvenza (con cash flow negativo) rappresentino il 5.4% del totale manifatturiero, incidenza molto più limitata rispetto al 2012, quando la crisi di liquidità raggiunse il suo apice nel nostro Paese.

Il riavvio della crescita economica nel biennio 2021-22, unita a prospettive di basse pressioni dal lato dei costi operativi, consentiranno alla redditività di recuperare in parte quanto lasciato sul terreno nel 2020, ma senza tornare sui livelli pre-Covid. La velocità di ripresa sarà strettamente legata alla ripartenza del ciclo degli investimenti, che farà da traino al recupero di competitività del nostro sistema industriale.

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