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La Francia approva la web tax e gli Stati Uniti minacciano ritorsioni

L’imposta del 3% del fatturato alle società che offrono servizi digitali ai consumatori francesi è stata giudicata sleale dall’amministrazione Trump

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Dopo quella con la Cina, ora gli Stati Uniti si apprestano a iniziare una guerra con la Francia. Oggetto del contendere è la digital tax che il Senato francese ha approvato ieri in via definitiva e che prevede una tassa pari al 3% del fatturato per le società che offrono servizi digitali ai consumatori francesi. L’amministrazione Trump, infatti, è preoccupata per le ripercussioni che questa nuova imposta potrebbe avere sulle aziende hi-tech americane. Il rappresentante al Commercio Robert Lighthizer ha già annunciato che “gli Stati Uniti condurranno indagini sulla nuova tassa perché ritengono possa costituire una barriera sleale nei confronti delle esportazioni americane”. Puntuale e fulminea è arrivata la replica del governo Philippe . “La Francia è uno Stato sovrano. Prende decisioni sovrane in materia fiscale e continuerà a prendere decisioni sovrane in materia fiscale. Tra alleati, possiamo e dobbiamo risolvere le nostre controversie senza ricorrere a minacce” ha detto il ministro dell’Economia Bruno Le Maire.

La web tax colpisce i colossi “furbetti” che pagano poche imposte

Fra l’altro, la digital tax non colpirà solo le società tecnologiche americane. Sono una trentina in totale le imprese nel mirino: oltre ad Alphabet (holding che controlla Google), Apple, Amazon, Facebook, anche aziende cinesi come Alibaba, tedesche, spagnole, britanniche e persino una società francese, la piattaforma di advertising Criteo. Aziende che realizzano ricavi annui superiori ai 750 milioni di euro su scala globale (25 milioni di euro solo in Francia), ma che, secondo le accuse di molti Paesi europei, non pagano le tasse negli Stati in cui fanno fatturato, grazie a tutta una serie di escamotage finanziari. In effetti, secondo le stime della Commissione europea, le società digitali versano solo il 9,5% di tasse grazie a queste pratiche, contro invece il 23% pagato in media dalle aziende dei settori più tradizionali, come quelle industriali. Di qui l’idea di istituire un’apposita tassa sui servizi digitali che, stando alle elaborazioni degli esperti, dovrebbe portare nelle casse dello Stato francese circa 500 milioni di euro all’anno.