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Fmi: per l’Italia crescita debole nel 2020

Il Pil crescerà solo dello 0,5-0,7% anche nei prossimi anni, il dato più basso dell’intera Unione europea. Il deficit calerà leggermente

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I prossimi non saranno mesi facili per il nostro Paese. La conferma arriva dal rapporto Article IV sull’Italia redatto dal Fondo monetario internazionale, secondo cui nel 2020 e negli anni a seguire ci dovremo accontentare di una “debole crescita potenziale”. Nel dettaglio, per quest’anno le previsioni parlano di un +0,5%, leggermente al di sopra del +0,2% previsto per il 2019, e per i prossimi anni di un +0,6-0,7%, il dato più basso dell’intera Unione europea. Fra l’altro, alcuni eventi dati come possibili, come un’esacerbazione delle tensioni commerciali, un rallentamento negli scambi con i principali partner o determinati accadimenti geopolitici “potrebbero comportare prospettive molto più deboli”. E le cattive notizie non finiscono qui. Secondo il Fmi, nel medio termine il debito resterà vicino al 135% e poi, nel lungo termine, salirà per colpa della spesa pensionistica, mentre il deficit dovrebbe essere “circa il 2,4% del Pil nel 2020” e successivamente calare lievemente. Infine, non bisogna dimenticare che il cuneo fiscale è ancora al 48%, quindi molto al di sopra del 42% della media Ue. Per questo, nel rapporto si raccomanda di ridurlo ancora, puntando al 2% del Pil. In che modo? Ampliando la base imponibile Iva, intervenendo sulle rendite catastali e continuando la lotta all’evasione fiscale.

Fmi: due meriti riconosciuti all’Italia

Il Fondo monetario internazionale riconosce anche due meriti all’Italia. Il primo è di aver fatto più della maggioranza degli altri Stati per quanto riguarda le riforme sulla previdenza, generando risparmi nel lungo periodo. Tuttavia, ha ricordato che Quota 100 “ha aumentato la spesa e creato una discontinuità nell’età del ritiro”. Ecco perché nel rapporto, si raccomanda che la nostra Penisola calcoli l’età del ritiro sulla base dell’aspettativa di vita e assicuri equità attuariale per il pensionamento anticipato “legando strettamente gli assegni ai contributi versati nell’arco della vita lavorativa”.

L’altra nota di apprezzamento riguarda la capitalizzazione e la qualità degli attivi delle banche, che sono migliorate considerevolmente. Anche in questo caso però non bisogna sedersi sugli allori per almeno tre motivi: la generazione di utili “rimane bassa, specie per le banche di piccole e medie dimensioni”; c’è ancora una grande dipendenza dalle misure straordinarie di liquidità della Bce; si è verificato un intensificarsi delle misure correttive che, in genere, ha richiesto tempo. “Come principio generale occorre porre attenzione all’uso dell’amministrazione straordinaria in modo che non ritardi azioni decisive ove necessarie” ricorda il documento. Inoltre, si consiglia di evitare il più possibile l’uso preventivo dello schema di garanzia di depositi.

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