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Italia bocciata da Ue su quota cento, ma promossa su lotta all’evasione

Secondo Bruxelles, nell’ultimo anno i governi tricolore hanno fatto “benino”. Ma restano alcune criticità importanti, specie su debito e pensioni

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L’Italia inizia a vedere la luce in fondo al tunnel. A dirlo è il rapporto della Commissione Ue sull’avanzamento delle correzioni delle criticità nazionali, in cui si evidenzia che nell’ultimo anno i governi giallo-verde e giallo-rosso hanno fatto “benino”. Secondo Bruxelles, il nostro Paese ha compiuto alcuni passi in avanti in relazione alle richieste contenute nelle raccomandazioni redatte nei mesi scorsi. In particolare, siamo riusciti a raggiungere progressi sostanziali nella lotta all’evasione, soprattutto grazie alle misure contro la mancata fatturazione e a quelle che rafforzano l’uso dei pagamenti elettronici. Ci stiamo muovendo nella giusta direzione anche per quanto riguarda le politiche a sostegno dei giovani e dei gruppi vulnerabili. Tuttavia, continuiamo a meritarci una sonora bocciatura in altri aspetti, per questo rimaniamo dei sorvegliati speciali. Innanzitutto, l’Italia sta continuando a fare male sul fronte delle pensioni. La cosiddetta “quota cento” tanto voluta dalla Lega, per Bruxelles è assolutamente inefficace e sta remando contro la crescita sociale e generale. Anche il mercato italiano, troppo chiuso, si merita un’insufficienza: servono maggiori liberalizzazioni, in particolare nel settore del commercio al dettaglio e nei servizi alle imprese. E che dire della nostra giustizia? Continua a essere quella più lenta di tutta Europa. Ecco perché la Commissione Eu plaude alla nuova riforma che interrompe l’istituto della prescrizione dopo una sentenza di primo grado.

Fra le note dolenti, ovviamente, non poteva mancare la “questione debito”. Ancora oggi, il debito tricolore in rapporto al PIL è il secondo più alto sia dell’Unione europea sia dell’Eurozona. Fra i tre Paesi con squilibri eccessivi, c’è anche l’Italia. Una situazione che continua a preoccupare Bruxelles. C’è però una nota positiva: sembra che i piani del governo «stiano diventando più compatibili con la riduzione del debito».

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