Connettiti con noi

Lifestyle

La dama e il suo cavaliere: Matteo Bernini

Strategia, riflessioni, ramificazioni complesse: dietro ogni mossa del gioco si nascondono scenari quasi infiniti. Ne abbiamo parlato con il neocampione del mondo

Dall’antica Roma a Livorno, passando dal bianco al nero e viceversa. La dama – già conosciuta e giocata dai latini come ludus dominarum, “il gioco delle signore nobili” – oggi ha il suo regno italiano in Toscana, dove un tempo prosperava il genio degli Etruschi. Da Livorno, infatti, arriva un nuovo campione mondiale di questo gioco, Matteo Bernini. A 33 anni si è imposto a Tulsa, in Oklahoma (Usa), contro il sudafricano Lubabalo Kondlo: 3-0 il risultato dopo 22 partite giocate nella competizione di dama inglese, un dominio assoluto che ha reso inutili gli ultimi due match in programma. Si tratta anche di una piccola vendetta in famiglia, visto che il sudafricano aveva posto fine al dominio di un altro livornese, Michele Borghetti, quattro volte campione del mondo tra il 2013 e il 2016 e oggi maestro proprio di Bernini. Il connubio è nato nel circolo damistico Piccioli di Livorno, il più glorioso d’Italia e l’unico in cinque continenti a poter vantare ben due campioni del mondo. «Ero sul 2-0 quando mancavano quattro incontri alla fine», racconta Bernini. «Ero molto teso, non volevo correre rischi così nel match decisivo ho studiato una mossa per 40 minuti. Pensate che nel torneo mondiale i giocatori hanno a disposizione un’ora ogni 24 mosse e nei tornei normali addirittura solo 45’. Ho ottenuto il 3-0, dopodiché con il pareggio finale ho potuto esultare. E poi godermi i festeggiamenti a casa». Dipendente comunale – «ma da Rosignano mi sto spostando a San Giuliano, vicino Pisa, perché ho appena ottenuto il contratto a tempo indeterminato», precisa. Bernini racconta i suoi inizi inusuali: «Ho cominciato per caso, provando su internet. Mi sono appassionato e mi sono iscritto al circolo dove ho conosciuto Michele Borghetti e suo padre Gianfranco, che mi hanno insegnato molto. Ho iniziato a giocare nei tornei, a viaggiare e a vincere. Ho fatto esperienze bellissime. Sono stato anche due volte nelle Barbados per le qualificazioni mondiali che mi hanno portato poi al titolo».

Forse praticata già nell’antico Egitto, le prime tracce moderne della dama si trovano in Francia attorno all’anno Mille. La versione più diffusa nel nostro Paese prevede due giocatori con 12 pedine per parte (bianche e nere). I pezzi si muovono sulle caselle nere, una alla volta, e quando una pedina trova un’avversaria con dietro di sé una casella vuota la può “mangiare” scavalcandola (sono possibili anche più “mangiate” in fila). Quando la pedina raggiunge le caselle dell’ultima linea diventa dama, e per distinguerla le si sovrappone un’altra pedina: la dama può muoversi anche all’indietro, può essere eliminata solo da un’altra dama, ma è obbligata a mangiare come le normali pedine. Vince, ovviamente, chi prende tutti i pezzi avversari.

La dama inglese (checkers), o americana, è una disciplina giocata soprattutto nei Paesi anglosassoni, ma anche nell’Est Europa e in Asia. Rispetto alla versione italiana, la differenza principale sta nella possibilità per le pedine di poter mangiare le dame e nell’orientamento della scacchiera da 64 caselle (8×8). La versione “internazionale” con la scacchiera più grande (10×10) è invece diffusissima in larga parte del mondo, in particolare in Russia e in Olanda dove ci sono addirittura degli atleti professionisti come Alexander Moiseyev, storico rivale del maestro Borghetti. «Questi maestri ricevono un compenso dalla federazione, scrivono sui giornali specializzati, insegnano nelle scuole: vivono di questo gioco, ma sono anche costretti a portare risultati per mantenere il loro status», chiarisce il neocampione Bernini. Il livornese invece della dama ha sempre amato l’aspetto mentale, strategico, che quello prettamente competitivo. Cioè quell’ispirazione che, suggerì le tattiche difensive persino a Giulio Cesare, secondo il racconto del De bello gallico: «Erroneamente si pensa che la dama sia un gioco più infantile degli scacchi, visto che ha regole più semplici da imparare, ma c’è più analisi nel nostro gioco che in quello con re e regine. La parte più divertente è l’analisi delle partite, della profondità del gioco, delle varianti e ramificazioni che scaturiscono da una singola mossa. Non a caso si dice che la dama è un “pozzo senza fondo”». «Le più alte facoltà della riflessione sono utilizzate più intensamente e con maggior profitto dal modesto gioco della dama, che da tutta l’elaborata futilità degli scacchi», scrisse anche Edgar Allan Poe.

Studio, passione, riflessione: anche se la dama non ha la notorietà degli scacchi – rilanciata anche dalla serie Netflix La regina degli scacchi con Anya Taylor-Joy come protagonista – il “signore delle dame” Matteo Bernini assicura che questi giochi possono mettere da parte la loro tradizionale contrapposizione per un fine superiore: «Sei anni fa a Livorno è partito il progetto Gioco scaccia Gioco, da un’intuizione dello scacchista Andrea Raiano. Il gioco “buono” della dama e degli scacchi viene utilizzato come strumento nelle scuole per scacciare quello “cattivo”, cioè il gioco d’azzardo patologico. Il 7 giugno si è svolta la finale 2022 alla Terrazza di Mascagni, un luogo ideale visto che, con i suoi disegni bianchi e neri, non è altro che un’enorme damiera».

Credits Images:

© iStock