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Cambio di passo per la Triennale di Milano

È un futuro tutto nuovo quello che si prospetta per la celebre istituzione milanese che, sotto la guida dell’archi-star Stefano Boeri, mira ad avviare un circolo virtuoso tra una proposta culturale innovativa e un indotto in grado di rimpinguarne le casse

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La Triennale di Milano cam­bia passo: «Non si può che partire dalla scelta delle persone, dal team di donne e uomini che la guideranno nei prossimi anni», ha det­to Stefano Boeri, neopre­sidente dell’importante istituzione che rende il Palazzo dell’Arte, progettato nel ’35 con rigore e razionalismo da Giovan­ni Muzio, uno degli spazi meneghini più aperti alle sperimentazio­ne e alla contaminazione delle arti.

Il nuovo inizio è sancito dal rinnovo delle nomine volute da Boeri, tutte di alto livello: Carlo Morfini, una carriera di successo nel settore del fashion e del design, è il neo direttore generale, Umberto Argelini curerà i progetti di te­atro, Lorenza Baroncelli si occuperà di architettura, Myriam Ben Salah di foto­grafia e new media e, fiore all’occhiello della squadra, Joseph Grima, direttore creativo della Eindhoven Design Aca­demy, la scuola più prestigiosa e innova­tiva del settore, considerata il “MIT” del design, a seguire il comparto. Ma sarebbe sciocco tacere che il cambiamento più significativo riguarda pro­prio la nomina al vertice di Boeri, ufficializzata lo scorso aprile: sull’archi-star milanese, “papà” del Bosco Verticale, il gratta­cielo punteggiato di alberi che è diventato in questi anni non solo un’at­trazione turistica, simbolo della “Milano che sale”, ma anche un’icona mondiale dell’architettura contemporanea, le aspettative sono alte.

La metropoli lombarda sta vivendo una felice stagione culturale, con un turismo in costante crescita grazie al boom della Design Week 2018 della scorsa primavera e un rincorrersi di avvenimenti, da Piano City ad Art Week, che attirano in città un pubblico italiano e internazionale interessato alle novità: «Stiamo vivendo una piena rigenerazione urbana», commenta Boeri, «e la vocazione della Triennale sarà quella di raccontare le oscillazioni del gusto culturale, in un dialogo aperto con il mondo». Sì, dunque, a progetti sempre più internazionali. Spicca, a questo proposito, la collaborazione con Paola Antonelli, curatrice per l’architettura e il design al MoMa di New York, per la XXII Esposizione Internazionale che si terrà nel 2019 in Triennale. E, inutile girarci troppo intorno, è impellente la necessità di aprire nel Palazzo dell’Arte il primo vero Museo del Design italiano, tanto atteso da studiosi e addetti ai lavori. In nuce, ci anticipa Stefano Boeri, il progetto è già nei 180 pezzi – alcuni li vedete in queste pagine – ora in mostra nel Triennale Design Museum, al primo piano dell’istituzione. «Questa prima esposizione è solo un assaggio: abbiamo bisogno di un allestimento completamente nuovo, che valorizzi tutta la collezione permanente in nostro possesso, che consta di 1.600 oggetti e 200 disegni d’autore, secondo un concept museale il più possibile moderno, interattivo, coinvolgente. Dovremo inventarci un nuovo modo di concepire un “museo degli oggetti della nostra storia”, un luogo dove si possano fisicamente vedere i pezzi che hanno cambiato il modo di concepire ambienti privati e spazi pubblici, ma che non si limiti alla mera osservazione. Sfrutteremo le nuove tecnologie per favorire l’interazione con gli oggetti esposti perché oggi più nessun museo è pensabile senza questi strumenti. Ci saranno poi spazi anche per le mostre temporanee», spiega Boeri. Servirà parecchio lavoro e la data di apertura del nascente Museo del Design non è ancora stabilita, ma è chiaro che è questo uno dei primi obiettivi della “gestione Boeri”, con la benedizione del sindaco Beppe Sala. E mentre al Palazzo dell’Arte possiamo osservare una selezione delle icone del made in Italy (dalla Cinquecento all’Olivetti 22, passando per la libreria Carlton disegnata da Ettore Sottsas, la poltrona Up di Gaetano Pesce e il Container di Kartell), non va dimenticato che negli anni la Triennale ha accumulato un debito non da poco (10 milioni stimati, in parte dovuti a crediti di fornitori): compito di Boeri e della sua squadra sarà avviare un circolo virtuoso, tra proposta culturale e indotto, anche per le casse dell’istituzione.

* Articolo pubblicato su Business People giugno 2018

Credits Images:

Un’immagine dell’allestimento della mostra che anticipa il futuro Museo del Design italiano, che troverà spazio all’interno dell’istituzione