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Lifestyle

Intercos, il senso raffinato della cosmesi

La maggior parte dei prodotti di make up ha un’unica origine: i laboratori di Agrate Brianza, fondati da un aspirante pubblicitario per ripagare un “debito” di famiglia. Oggi è un colosso che ha governato la crisi… Rifacendosi il look

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La cosmesi è un’arte antica, ma in continua evoluzione. Se è vero che già gli egizi conoscevano trucchi simili ai nostri per abbellire il viso e il corpo (il kajal nero per il contorno occhi nasce allora), il settore del beauty è in perenne fermento: fluttua tra le mode che cambiano e la tecnologia che corre per stare al passo con i tempi.«Business complesso», conferma Dario Ferrari, 73 anni ottimamente portati e il piglio di chi ha ancora voglia di fare e di sperimentare. Manager globetrotter per natura e temperamento, da 44 anni ad Agrate Brianza, in provincia di Monza, guida la sua azienda, Intercos. Tutta “colpa” di un’inclinazione genetica, racconta con un sorriso. Erano gli anni buoni, quelli del boom e delle aziende sempre più interessate a mettere a punto prodotti per il benessere del corpo. «Mia madre era un chimico e si occupava di una società di ricerca nel settore dello skin-care in Svizzera: fin da piccolo ho fatto i conti con la cosmetica. Ho seguito però un percorso di formazione diverso e ho cominciato a lavorare a Londra nella pubblicità». A 29 anni il ritorno in Italia con la voglia di lanciarsi nel settore “di famiglia”, ma non in Svizzera. «La sfida era creare qualcosa di nuovo nel mio Paese», ricorda Ferrari. Parte rilevando una piccola azienda di rossetti, con lo stabilimento in un quartiere residenziale di Milano: la produzione è molto limitata, ma i segnali sono subito incoraggianti: «L’esperienza londinese è tornata utile: ho cercato di applicare ai prodotti di make up un marketing innovativo e futuribile per l’epoca», racconta il fondatore.

SEMPRE ALL’AVANGUARDIAIl fondatore Dario Ferrari

PRESENZA CAPILLAREIl tempo ha dato ragione al suo intuito. Oggi Intercos è leader mondiale della cosmetica per conto terzi: significa che la maggior parte di quanto si trova sul mercato, dai rossetti agli ombretti, dal mascara ai prodotti per la pelle è stato “partorito” in uno dei centri di ricerca e laboratori del gruppo. «Siamo un’azienda che lavora, ma che deve farlo dietro le quinte per rendere piena soddisfazione ai nostri clienti finali», continua Ferrari.Gli anni del boom, quelli che hanno trasformato Intercos nel partner privilegiato dei migliori marchi di cosmetica, sono gli anni ’90: è in quel periodo che l’azienda investe molto sulla diversificazione dei prodotti e sulla ricerca grazie alla costruzione di uno stabilimento di make up, quello di Dovera, in provincia di Crema, che ancora oggi ha pochi eguali al mondo per raffinatezza produttiva ed efficienza, ed è tuttora il traino nel settore Ricerca & Sviluppo di tutto il gruppo. Erano anni in cui il mercato italiano, da solo, bastava a nutrire un’azienda che, fin da subito, Dario Ferrari aveva plasmato a sua immagine e somiglianza: smart, veloce, innovativa, anticipatrice. Tutto sembra seguire il disegno ambizioso dell’ex pubblicitario, figlio d’arte, cosmopolita e colto che ha intuito prima di altri nel nostro Paese le potenzialità della cosmetica. Oltre agli stabilimenti in Italia, ci sono quelli in Svizzera, specializzati nello studio dei prodotti per la cura della pelle: una capacità che permette a Intercos di riuscire a conquistarsi la fiducia persino dei francesi, storicamente riottosi ad affidarsi ai cugini italiani in questo settore. La storia, però, ha percorsi più tortuosi: dopo l’apertura di uno stabilimento in America, i fatti tragici dell’11 settembre 2001 cambiano profondamente l’andamento dei mercati, il mondo pare fermarsi e l’Italia è tra i Paesi che patisce di più il lungo periodo di recessione economica. Intercos ha da sempre legato il suo successo a quello delle aziende multinazionali, e nel primo decennio del Duemila registra una netta contrazione degli investimenti: un calo del 15% del fatturato tra il 2008 e il 2009 è il campanello d’allarme per cambiare l’organizzazione aziendale. «Direi che la crisi è stata il nostro acceleratore», racconta oggi l’amministratore delegato.

PROSSIME FRONTIERE

Rossetti, ombretti, mascara, prodotti per la cura della pelle: Intercos è leader mondiale nella produzione di cosmetici per conto terzi. Dopo i successi nel continente americano, la nuova terra promessa della bellezza è l’Asia e la Corea del Sud in particolare, dove le donne spendono per farsi belle quattro volte il tempo delle signore europee (circa 40 minuti al giorno). Dario Ferrari, però, ha già in mente il prossimo obiettivo: sbarcare presto o tardi in India.

SAPER CAMBIARE PELLEQuando l’azienda ha capito che stava perdendo competitività, ha aperto altri stabilimenti e laboratori, ha quasi moltiplicato la sua presenza a livello internazionale: Svizzera, Italia, Usa, Brasile, Cina, Corea. Il gruppo intuisce che non può più gestire il mondo dall’Italia: la globalizzazione richiede la regionalizzazione della struttura. Sì, perché se il mercato europeo resta prestigioso, ma è “solo” stabile, e quello Usa è di mass market, è in Asia che il business del make up registra i risultati migliori, con una previsione di crescita di circa il 20% sull’anno precedente. Partita da Milano, poi in Svizzera e Oltreoceano, Intercos accetta la sfida dell’Oriente: prima in Cina con grandi stabilimenti e laboratori, poi in Corea del Sud, il Paese di questi tempi più accattivante per il comparto. Per mordere quel territorio così promettente (ed esigente) è significativa l’apertura, fissata a gennaio 2017, di un nuovo grande stabilimento proprio dalle parti di Seul. Studi del settore hanno dimostrato, infatti, che le donne coreane sono molto propense all’acquisto di prodotti di bellezza e investono nel make up quattro volte il tempo in media usato da altre donne europee, le francesi o le italiane per esempio (40 minuti contro i rapidi 10 minuti delle “Marianne”).Un mercato globale della cosmetica in così perenne evoluzione sembra un mare insidioso su cui navigare, ma Intercos lo osserva con serenità dal suo quartier generale italiano e soprattutto dai tanti laboratori e stabilimenti che ha sparso per il mondo. Sono questi gli anni, come si diceva, della vitalità sul fronte asiatico, ma anche di significativi cambiamenti, specie nel settore della distribuzione, in America dove il Web sta contribuendo a far nascere nuovi brand che solleticano la fame di acquisizione dei gruppi più consolidati. «In Europa va detto che le cose si muovono più lentamente», conferma Ferrari che, instancabile e mai appagato, ha un occhio puntato anche sull’India, subcontinente affascinante e complesso dove «intraprendere il business sarebbe interessante, ma forse ancora prematuro per noi».

1972Viene fondata, con il nome Intercos B.B.C. srl, l’azienda di cosmetici per conto terzi ad Agrate Brianza, in provincia di Monza.

2000Apre il primo stabilimento in Usa, tre anni dopo seguirà il primo insediamento produttivo in Cina.

2009La contrazione del fatturato obbliga la società a una riorganizzazione aziendale con l’apertura di numerosi laboratori nel mondo.

2013Rileva Drop Nail srl, società italiana specializzata nella ricerca e sviluppo di smalti per unghie.

2015Rileva Drop Nail srl, società italiana specializzata nella ricerca e sviluppo di smalti per unghie.

GESTIRE LA COMPLESSITÀDel resto, la filosofia di Ferrari e di tutta l’azienda – anche i figli sono nel management – è da sempre orientata al cambiamento: «Ritengo che, come gruppo, non siamo mai stati così forti: la spinta all’innovazione e alla globalizzazione del nostro modello di business ci ha permesso in questi anni di aumentare i clienti, soprattutto di diversificarli. Ci sono le multinazionali ma anche brand più agili e snelli, alla ricerca di soluzioni nuove e “geolocalizzate”, ossia pensate per il tipo di clientela di quel Paese. I mercati sono cresciuti e noi non possiamo non incrementare e diversificare i prodotti», spiega Ferrari. I dati gli danno ancora una volta ragione e registrano un aumento del volume di vendite dei prodotti, a livello globale, pari al 13% negli ultimi sei anni per un totale di 461 milioni di euro. Oggi Ferrari dirige un gruppo che, in un settore retto per quasi l’80% da una trentina di grandi società, sigla contratti con la maggior parte di queste, ha 13 stabilimenti e 10 centri di ricerca e sviluppo, tra Italia, Cina, Brasile, Stati Uniti e Corea del Sud: «Il nostro punto di forza? Saper gestire le complessità. Ogni prodotto richiede una tecnologia su misura, materie prime differenti, innovazioni e impianti specifici», sintetizza l’ex pubblicitario.Si tratta, infatti, in un comparto volubile, che vive sulle mode del momento: attualmente, per esempio, il make up e in particolare fondotinta, rossetto e mascara sono i prodotti più richiesti a discapito degli ombretti e di tutti quei prodotti skin care, utili per la cura della pelle del corpo e del viso, di cui Intercos è anche solido produttore a livello mondiale. «Sono molto ricercati anche i prodotti che noi definiamo “in between” tra il make up e lo skin care: si tratta di trucchi con fattore protettivo o idratante, perfetti per una generazione come quella delle giovani donne di oggi che ha poco tempo, ma che è comunque sensibile alla cura della pelle e ai danni dell’inquinamento su di essa», continua il fondatore di Intercos.Se apriamo la trousse di qualsiasi donna vi troviamo mascara, rossetto, fondotinta: tutti elementi immancabili per la cura del trucco, ma con caratteristiche di prodotto, della tecnologia per realizzarli e del packaging molto diverse tra loro. La cosmetica è un’arte raffinata: richiede cura nel reperimento dei materiali, ricerche per intuire le esigenze dei clienti, fiuto sulle mode che verranno, predisposizione all’innovazione per lanciare prodotti sempre nuovi. La cosmetica premia la capacità di visione ed è un mercato talmente esuberante che – come insegna la storia di Intercos – rende possibile trasformare, con tanto lavoro e dedizione, una piccola società di produzione di rossetti nell’indiscusso leader mondiale nel settore del make up.