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Editoriale

Pnrr: senza se e senza ma

architecture-alternativo Credits: © Getty Images

Quella di ridiscutere, post elezioni, il contenuto del Pnrr in campagna elettorale, è stata una delle opzioni più dibattute (e temute) nonché rispedite al mittente da parte anche delle autorità europee. Chi ha a che fare con la gestione di un’impresa, di qualunque natura e dimensione essa sia, sa bene che il Pnrr del governo Draghi è stato il miglior risultato possibile potessimo conseguire, malgrado il debito pubblico monstre che ci trasciniamo da decenni e a dispetto del debito di affidabilità internazionale che lamentiamo ormai da qualche tempo. Si tratta di un piano strutturato, che racchiude gran parte delle emergenze che interessano il nostro Paese.

È un canovaccio, una trama su cui chi governerà nei prossimi mesi potrà ricamare a sua volta un’idea di società, migliorandola, impegnandosi a portare a termine una progettualità che ci regalerebbe agli occhi del mondo una continuità e una credibilità di cui la nostra economia ha un disperato bisogno. Il Pnrr è una struttura che nell’estrema precarietà in cui procediamo a fronte dei disequilibri geopolitici (dalla guerra in Ucraina all’emergenza delle forniture/energia e quella climatica, per non dire degli strascichi della pandemia, solo per citare alcuni), dovrebbe servirci da faro a cui addirittura aggrapparci anziché provare a smontarla, per di più senza un chiaro quadro prospettico. Oggi più che mai abbiamo il dovere e il bisogno di comportarci da adulti, assolvendo alle responsabilità che ci siamo assunti. Senza se e senza ma. Perché, parafrasando Jean Paul Sartre, può essere anche vero che ognuno di noi non sia responsabile del Paese che abbiamo, ma lo siamo di quello che di questo Paese facciamo.