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Hi-Tech

Regin, il virus che ci spia dal 2008 scovato da Symantec

Ha preso di mira provider Internet, dorsali informatiche, ma anche reti alberghiere e compagnie aeree

Dal 2008 un virus si aggira nei nostri computer rubando dati personali nel totale silenzio. A scoprirlo è stato la società specializzata in sicurezza Symantec e lo ha battezzato Regin.

Il malware ha preso di mira governi, gestori telefonici, imprese e cittadini rubando informazioni di ogni genere. Secondo un primo report, l’obiettivo preferito erano i provider Internet (48%), seguiti dalle dorsali di telecomunicazioni. Da capire come mai anche il settore alberghiero sia stato messo sotto attacco, più (9%) di quello energetico (5%) e delle compagnie aeree (5%).

DIFESE INUTILI. La sua origine – e il suo programmatore – restano sconosciuti anche se i principali indiziati sono i servizi di intelligence di tutto il mondo.

«Non ci sono prove sufficienti per dire chi sia a capo di tutto questo. Non lo sappiamo, ma verosimilmente si tratta di un ente governativo che ha tempo e denaro, con una struttura di livello», precisa Antonio Forzieri, esperto di sicurezza di Symantec. «con la possibilità di spendere si possono comprare tutti gli antivirus presenti sul mercato e testarli uno a uno fino ad arrivare a non far scoprire il virus che ho programmato».

ATTACCHI STRANI. «Non ci sono dubbi che Regin abbia fatto grandi, enormi danni. Non sappiamo ancora quanti finché non lo studieremo e attraverso diverse informazioni si potrà capire quanto e cosa ha rubato. Mancano dettagli», conclude l’esperto alla Stampa, «e non c’è certezza di come sia arrivato sui computer. Alcune teorie dicono che sia stato trasmesso attraverso il messenger di Yahoo!. Ma altre portano a finti portali web che hanno sfruttato vulnerabilità per propagarsi. C’è anche chi pensa che sia stato diffuso semplicemente via e-mail».

«Quello che sta succedendo oggi è quello che spesso si pensa possa accadere solamente nei film. Invece è pura realtà. Va capito quanto interessi ai governi dotarsi di strutture in grado di affrontare attacchi tecnologici sferrati da altre nazioni nel mondo. Sono pochi quelli che si preoccupano, molti hanno una visione ancora miope del problema».

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© Getty Images