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Mobile banking: la banca su smartphone una realtà per 6 italiani su 10

Cresce l’utilizzo dei dispositivi mobili per i servizi bancari, anche per effetto della Direttiva PSD2, che di fatto sponsorizza un “approccio digitale”

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Svolgere operazioni bancarie tramite app? Per sei italiani su dieci tra è ormai realtà. È quanto emerge dall’indagine di Ing sulle nuove tecnologie per il banking del 2019, studio che ha coinvolto 14.500 persone in 15 Paesi e che evidenzia un crescente utilizzo degli strumenti tecnologici per il pagamento, la gestione e il risparmio delle proprie finanze.

In Italia sempre più persone utilizzano smartphone e tecnologia mobile per i servizi bancari: la percentuale infatti di coloro che hanno utilizzato una o più volte il mobile banking è cresciuta del 10% dal 2017 al 2018, passando dal 49% del campione al 59%, e del 22% negli ultimi cinque anni (nel 2014 era infatti 37%). In Europa la percentuale nel 2018 è arrivata quasi al 70%: in generale si tratta di una tendenza in costante aumento grazie allo sviluppo continuo di servizi bancari a portata di app. Va detto che negli ultimi mesi praticamente tutti gli istituti di credito hanno invitato – per effetto della Direttiva europea PSDS – ad abbandonare i più tradizionali codici operativi sponsorizzando l’utilizzo gratuito delle applicazioni digitali (i servizi via sms, invece, hanno un costo).

La modalità maggiormente apprezzata in Italia di accesso ai servizi di mobile banking è il sistema di autenticazione a due fattori che si basa sull’utilizzo congiunto di due metodi di autenticazione individuali – apprezzato dal 74% degli intervistati, a cui segue con il 72% di gradimento il login con l’impronta digitale. Il trend italiano è confermato anche in Europa, dove il 70% degli intervistati per l’accesso all’home banking preferisce l’autentificazione a due fattori e il 66% l’uso dell’impronta digitale.

In tema di tecnologie e investimenti, il 17% degli italiani è disposto a delegare un computer per prendere decisioni al suo posto, sostanzialmente in linea con il 18% europeo. Decisamente più ampia invece – il 36% – la disponibilità ad accettare raccomandazioni da parte di una macchina, a patto di mantenere il controllo sulle decisioni finali.

Interessante notare allargando l’analisi agli altri Paesi l’alta propensione sempre della Turchia a delegare un software per decisioni di investimento – il 30% – e ad accettare consigli di investimento – il 65%. Al contrario tra i più scettici verso la consulenza digitale ci sono gli olandesi, con l’11% disposto a delegare e il 23% ad avvalersi dei servizi di advisory offerti da una macchina.

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