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Tari, ormai è un salasso: dal 2010 è aumentata del 76%

Alla crescita dei prezzi non è corrisposta una crescita dei servizi: livello e qualità raggiungono la sufficienza solo in cinque regioni

Dal 2010 a oggi è aumentata del 76%, andando ad accrescere le spese sia per le famiglie sia per le imprese. Stiamo parlando della Tari, la tassa sui rifiuti. Secondo uno studio della Confcommercio, questo balzello vale ormai ben 9,5 miliardi (il 2,15% in più del 2017). Alla crescita dei costi, però, non è corrisposta una crescita dei servizi. Anzi. Il livello e la qualità dei servizi offerti dalle amministrazioni locali sono tendenzialmente bassi: solo cinque regioni superano la sufficienza, ossia Piemonte (che ottiene il voto più alto 7,8) Emilia Romagna, Lombardia, Marche e Veneto. Nelle altre, la situazione è decisamente critica. Uno degli esempi più emblematici è il Lazio, che non va oltre una votazione di 3,2. Fra l’altro a livello pro capite, la Tari più elevata è proprio quella del Lazio, dove oggi vale 261 euro (+7% sul 2017), mente quella più bassa del Molise, fermo a 130 euro.

Per quanto riguarda i commercianti, quelli che pagano di più sono i proprietari di ortofrutta, negozi di fiori e pescherie, con 24,3 euro al metro quadro (+2,8% sul 2017). In seconda posizione fra le attività più “bastonate” dalla Tari, i banchi del mercato con vendita alimentare (21,3 euro al metro, in calo del 6%) e i ristoranti e pizzerie (20,5). Questi ultimi hanno registrato l’aumento di spesa più consistente in un anno (+5,2%).