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E tu credi nel miglioramento economico del Paese? Il 56% degli italiani no

Sondaggio globale sulle aspettative dei dipendenti nel mondo. Nonostante la fiducia sia in calo – ma resiste quella nelle imprese –, il 50% dei nostri connazionali si aspetta un bonus nel 2020 (+5%)

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Cala la fiducia sulla situazione economica e finanziaria del nostro Paese. I lavoratori italiani accolgono il 2020 con scarse aspettative: poco più di quattro dipendenti su dieci credono in una crescita economica nei prossimi 12 mesi (44%), in calo del 4% rispetto al 2018 e ben 13 punti sotto alla media globale, pari al 57%. L’Italia si colloca al terzultimo posto su 34 Paesi per livello di fiducia nelle condizioni economiche nazionali, insieme al Belgio e davanti soltanto a Spagna (41%) e Giappone (26%). Resiste la fiducia nei risultati delle imprese, con il 67% dei lavoratori ottimista sulle performance del proprio datore di lavoro, ma risulta comunque in calo rispetto al 75% di due anni fa e distante tre punti dalla media mondiale (70%). Cresce invece l’ottimismo sulle condizioni economiche individuali, con il 50% dei dipendenti che si aspetta di ricevere un bonus nel corso dell’anno (+5% sul 2018) e il 41% che spera in un aumento di stipendio (+2%).

Queste previsioni sono il risultato dell’ultima edizione del Randstad Workmonitor, indagine trimestrale sul mondo del lavoro di Randstad, operatore mondiale nei servizi per le risorse umane, condotta in 34 Paesi del mondo su un campione di 405 lavoratori di età compresa fra 18 e 67 anni per ogni nazione, che lavorano almeno 24 ore alla settimana e percepiscono un compenso economico per questa attività. “Non tutti i risultati dell’indagine sono negativi”, sottolinea Marco Ceresa, amministratore delegato di Randstad Italia. “La fiducia nelle imprese resta elevata, mentre cresce nei lavoratori l’aspettativa di un miglioramento delle proprie condizioni personali. È il segnale che ci sono gli elementi per ripartire e invertire la tendenza e soprattutto le aziende dovranno essere capaci di non disperdere la credibilità guadagnata negli anni precedenti, investendo con decisione in strategie mirate di employer branding che puntino a soddisfare le aspettative dei propri dipendenti in termini di opportunità di carriera, formazione e work-life balance per attrarre i migliori talenti sul mercato e ridare fiducia ai lavoratori”.

Sette italiani su dieci soddisfatti del proprio lavoro

Dall’indagine emerge anche come quasi sette italiani su dieci si dichiarino soddisfatti del loro lavoro (69%), il 22% non esprime un giudizio né positivo né negativo, mentre solo il 9% è insoddisfatto. L’83% dei lavoratori aspira a una promozione, in aumento di tre punti rispetto al trimestre precedente, mentre cala lievemente l’ambizione di iniziare qualcosa di diverso (57%, -2%). Nell’ultimo trimestre, è diminuita di due punti la percentuale di italiani che hanno timore di perdere il posto di lavoro (9%), con punte dell’11% fra gli uomini (contro il 7% degli uomini), e la sensazione generale d’insicurezza (coloro che non hanno molta paura di perdere il posto ma neanche poca, scesa dal 28% al 26%). Stabile il numero di dipendenti che ritiene di poter trovare un’occupazione analoga nel giro di sei mesi (58%), speranza più frequente fra i lavoratori di genere maschile (60%, -3%) e i giovani sotto i 25 anni (85% contro il 34% degli over 55), anche se sono le donne il segmento più fiducioso nel confronto con il trimestre precedente (55%, +8%). Cala, invece, la fiducia nella possibilità di trovare un lavoro diverso nello stesso periodo (51%, -3%), con un lieve divario fra uomini (54%, -5%) e donne (48%, +3%), che si allarga decisamente nel confronto fra generazioni (95% dei giovanissimi contro il 25% dei più anziani).

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Image by engin akyurt from Pixabay