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Pmi italiane: un comparto solido in cerca di un nuovo slancio

I dati Cerved indicano un primo campanello d’allarme per uno dei pilastri dell’economia del nostro Paese. Dragonetti (Grant Thornton): “Due le cause principali che ostacolano la crescita”

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Le pmi italiane sono solide, ma necessitano di un maggiore sostegno per un cambiamento che le aiuti a crescere. Questo, in estrema sintesi, il commento di Alessandro Dragonetti, Managing Partner e Head of Tax di Bernoni Grant Thornton, intervenuto all’evento di fine gennaio “Industria Felix – La Lombardia che compete”, occasione per presentare l’inchiesta condotta dall’Ufficio studi di Cerved su 32 mila bilanci di società di capitali lombarde con fatturati sopra i 2 milioni di euro.

I dati del nuovo rapporto indicano che nel 2018 e nella prima parte del 2019, la ripresa delle pmi ha esaurito il suo slancio di crescita almeno per quanto riguarda fatturato e profitti. «Nel 2018 il fatturato è cresciuto del 4,1% in termini nominali, ma è rimasto sostanzialmente ai livelli del 2017 in termini reali”, ha commentato Dragonetti. “Soprattutto, la redditività netta di tali imprese è in calo (dall’11,7% del 2017 all’11% del 2018) per la prima volta dal 2013 e questo è un piccolo campanello d’allarme anche considerando che sempre secondo il Cerved questo dato potrebbe ulteriormente comprimersi nei prossimi anni”.

Un fattore positivo – sempre secondo i dati del Cerved – che fa da contraltare a tale rallentamento è quello relativo alla solidità delle pmi italiane. Più di un’impresa su due non ricorre infatti a capitale di terzi ed effettua esigui investimenti, mantenendo livelli elevati di liquidità in azienda. Ciò si riflette in un rafforzamento del capitale proprio e una conseguente maggiore autonomia finanziaria rispetto al passato. In particolare, il peso dei debiti finanziari in rapporto al capitale netto è sceso nel 2018. E, infatti, a fronte di questa significativa disponibilità di risorse interne, gli investimenti delle pmi (in particolare manifatturiere) nel 2018 sono risultati in forte crescita (7,1% delle immobilizzazioni materiali, dal 6,4% dell’anno precedente). “Questo dato positivo”, ha aggiunto Dragonetti, “è ancora però troppo basso e l’importante cash flow a disposizione delle aziende viene per lo più prudenzialmente mantenuto all’interno delle imprese stesse, sintomo ancora di grande incertezza e di politiche prudenziali che non agevolano lo sviluppo della categoria”.

Le cause che ostacolano la crescita delle pmi

Secondo il Managing Partner di Grant Thornton, sono principalmente due le cause che ostacolano una crescita adeguata del comparto. “Da una parte una troppo limitata distinzione proprietà/management; il 66,6% delle pmi italiane ha infatti management familiare contro il 28% delle tedesche, il 35,5% delle spagnole e il 10,4% delle inglesi e dall’altra una chiusura che definirei un po’ ‘culturale’ nei confronti del ricorso al capitale di terzi”. Il secondo punto riguarda la crescita ed è più articolato: “Per sostenerne un’ulteriore crescita è necessario attivare nuovi processi nella ricerca dei capitali, sistemi di governance più articolati, maggiori investimenti in R&S e infine migliori agevolazioni a processi di aggregazione e di internazionalizzazione, necessari nell’attuale contesto economico globale”.

Credits Images:

Secondo Cerved, il settore manifatturiero è quello dove gli investimenti tra le pmi hanno registrato una forte crescita (Image by Mike Flynn from Pixabay)