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La fiducia delle aziende è alle stelle. Ma il futuro dipende da voi

Secondo Grant Thornton la fiducia in azienda è ai massimi storici a livello globale (51%): si valutano assunzioni e il rischio di mancanza di lavoratori qualificati. Italia in controtendenza (34%)

La fiducia delle imprese è alle stelle. I segnali in arrivo dall’economia spingono le aziende a pianificare assunzioni e, anzi, a correre ai ripari prima di trovarsi di fronte alla mancanza di personale qualificato da inserire negli organici. Questa è infatti la maggiore preoccupazione delle aziende a livello globale. Lo sostiene un sondaggio condotto da Grant Thornton International tra imprenditori e manager di 2.500 società in 36 Paesi che vede la fiducia globale al 51%. Anche l’Europa è in linea (50%), mentre il sentimento dei capitani d’industria italiani (raccolto dall’affiliata Bernoni Grant Thornton) è nettamente in controtendenza.

FIDUCIA DELLE AZIENDE ALLE STELLE, MA NON IN ITALIA

Solo il 34% delle aziende italiane intervistate si dichiara ottimista riguardo ai prossimi 12 mesi, contro il 12% del 1° trimestre 2017 e del 4° trimestre 2016. La tendenza è netta, ma il divario con le altre economie sviluppate è enorme: i Paesi del G7 nel complesso fanno segnare 56%, il Nord America 81% con gli Usa che spingono al 78% nonostante i dubbi su Trump. Per quanto riguarda i concorrenti europei, crescono la Germania (da 50 a 59%), i Paesi Bassi (da 68% a 78%) e soprattutto la Spagna (da 20% a 47%). Solo il Regno Unito e la Francia sono indietro dopo la Brexit e i tanti attentati terroristici (ma il dato transalpino è in risalita dopo l’elezione di Macron).

In particolare, nella Penisola solo il 24% delle imprese crede di aumentare le esportazioni nei prossimi 12 mesi (era 20% nel trimestre precedente), mentre è sensibile l’aumento di chi crede di effettuare più assunzioni (32%, contro il 12% del Q1). Il tutto si traduce in una crescita delle aspettative di profittabilità (da 26% nel Q1 a 46% nel Q2), che ha raggiunto i livelli più alti dal secondo trimestre del 2011. Male infrastrutture (12% di ottimisti nel Q2), nell’incertezza politica e nel costo dell’energia (26%, in calo rispetto al 34% del Q1).