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Imprese, investire in diversità e inclusione conviene

I brand non inclusivi registrano una crescita nei ricavi più bassa, non ispirano fiducia nei consumatori e non generano un passaparola positivo

Oggi puntare su diversità e inclusione conviene. Le aziende che investono in questi ambiti, infatti, registrano una crescita nei ricavi fino al 20% superiore di quella che caratterizza i brand non inclusivi. Del resto, il 51% dei consumatori sceglie con convinzione brand inclusivi e un altro 23% preferisce brand che investono sulla D&I. Sono alcuni dei dati raccolti dalla seconda edizione del Diversity Brand Index, progetto di ricerca finalizzato a misurare la capacità dei brand di sviluppare con efficacia una cultura orientata alla Diversity&Inclusion, condotto da Diversity, associazione impegnata nel diffondere la cultura dell’inclusione, e Focus Management, società di consulenza strategica. “La diversità è la realtà: le aziende che non sanno parlare, pensare e agire includendo restano fuori da essa e di conseguenza dal mercato. La società è un organismo, ed esattamente come in biologia, si evolve grazie alla diversità che genera innovazione e progresso” ha commentato Francesca Vecchioni – fondatrice e Presidente di Diversity.

L’attenzione alla diversità genera fiducia

La ricerca ha considerato sette forme di diversità: genere e identità di genere, età, orientamento sessuale e affettivo, credo religioso, disabilità, status socio-economico ed etnia. Ebbene, tutte queste voci influiscono sulla reputazione delle aziende e sono determinanti per generare fiducia nei brand e, di conseguenza, alimentare brand equity e passaparola positivo. Ma quali sono le aziende più inclusive secondo i consumatori? La top ten annovera, in ordine alfabetico, American Express, Barilla, BNL – BNP Paribas, Carrefour, Coca-Cola, Durex, Eataly, Freeda, Garofalo e Google.