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Così gli incentivi hanno rilanciato gli investimenti

I bilanci delle imprese italiane mostrano un +3% di investimenti lordi grazie agli incentivi. Pesano i mezzi di trasporto, ma crescono anche brevetti e ricerca

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Sarà difficile confermare tutti gli incentivi alle aziende nella prossima legge di bilancio, ha anticipato il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda. Ma il governo dovrà prestare molta attenzione a quali sgravi tagliare. Perché gli ultimi incentivi varanti sono davvero serviti a sostenere le imprese e, soprattutto, a rilanciare gli investimenti. Parliamo del super ammortamento al 140% per i beni strumentali nuovi, con l’aggiunta di un iperammortamento al 250% per quelli tecnologici, credito d’imposta per la ricerca e sviluppo, nuova Sabatini e sgravi per start-up o Pmi innovative.

GLI INCENTIVI HANNO RILANCIATO GLI INVESTIMENTI

A dimostrare con i dati gli effetti di queste politiche è un’analisi che il Crif ha condotto su oltre 220mila bilanci 2016 di imprese italiane. Lo studio rivela che quello passato «è stato un anno di recupero dei fondamentali economici in un clima di generale ottimismo, seppur con proiezioni ancora poco brillanti, e anche per il mondo delle imprese si è confermato un anno positivo». L’aumento del valore della produzione (+3,2%), è stato «accompagnato da precise strategie aziendali rivolte al progressivo e continuo contenimento dei costi che negli ultimi anni hanno generato una redditività in crescita», aggiunge il Crif. «Ma ciò che risulta ancora più interessante e che ripristina le basi per lo sviluppo futuro è la ripresa degli investimenti. A conferma di quanto rilevato nel conto economico del Pil, che nel 2016 mostra una ripresa di oltre il 3% degli investimenti fissi lordi, sostenuti prevalentemente dalla componente dei mezzi di trasporto (+27,3%), risultano in recupero anche le immobilizzazioni complessive e, in modo particolare, quelle immateriali».

«Indubbiamente il piano nazionale Industria 4.0 ha favorito gli investimenti dedicati all’adozione di nuove tecnologie digitali e relative all’automazione, per far cogliere alle aziende italiane le opportunità di questo radicale cambiamento nel modo di produrre e più in generale di fare impresa, e poter seguire il complicato percorso che va verso la quarta rivoluzione industriale», spiega Daniela Bastianelli, ricercatrice di Crif. E gli effetti benefici – così come il recupero di questi investimenti – si spalmano su più esercizi per quanto riguarda ricerca e sviluppo, brevetti, concessioni, licenze, marchi e beni non tangibili in generale: «A fronte di una contrazione che nel 2015 era risultata pari a circa -4%, nel 2016 le immobilizzazioni immateriali registrano infatti una crescita del 14%. Meno brillante ma pur sempre positivo è l’aumento di quelle materiali, ovvero gli investimenti dedicati ai beni di uso durevole che concorrono all’attività d’impresa. Terreni, fabbricati, impianti, attrezzature, tornano di interesse per le nostre imprese, facendo registrare complessivamente una crescita di questa tipologia di immobilizzazioni del 3% circa».