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Italia nella Top10 mondiale del settore audiovisivo

Presentato a Roma il primo rapporto sull’impatto occupazionale del settore, che dà lavoro a 173 mila persone e vanta uno stato di salute migliore rispetto ad altri comparti

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«Il mercato audiovisivo è un settore che offre un futuro». Lo sostiene il premier Giuseppe Conte, lo documenta con dovizia di particolari la ricerca Cinema e Audiovisivo – Rapporto sull’impatto per l’occupazione e per la crescita del Paese (scarica il rapporto), presentata ieri a Roma da Anica. Stando ai dati (fonte Istat), nel 2016 il comparto audiovisivo ha garantito 173 mila posti di lavoro, tra diretti (61 mila) e indiretti (112 mila), e la forza lavoro è in media più giovane (gli under 50 sono il 77%) e più femminile (39%) rispetto alla media.

In particolare, cinema, audiovisivo e broadcasting vanterebbero uno stato di salute migliore rispetto agli altri comparti italiani. Per esempio, il cinema e l’audiovisivo hanno un effetto moltiplicatore secondo solo al settore delle costruzioni: ogni euro di maggior domanda genera almeno 1,98 euro in un altro settore (dati 2015). E ancora: pur accusando il contraccolpo delle due ondate di crisi economica, il comparto si sarebbe difeso meglio dell’industria manifatturiera, e l’export audiovisivo, pari a 890 milioni di euro, supera il valore dell’import infra-settoriale, pari a 120 milioni. Le stesse imprese audiovisive, stimate in quasi 8.500 unità, avrebbero una dimensione (pari a 4,5 addetti) significativamente più grande delle imprese degli altri settori italiani, manifatturiero in primis. Dunque, il comparto è cruciale e strategico, come sottolinea Lucia Borgonzoni, sottosegretario Mibac con delega cinema: «Quando chiedo un aumento dei fondi per il mondo audiovisivo, non lo domando perché il settore è in crisi, come accade invece in altri casi, ma per sostenere un comparto che funziona. Proprio per questo, dopo Pasqua riapriamo la finestra del tax credit. Abbiamo bisogno di altri fondi, ma sono ottimista che riusciremo a trovarli».

Nel corso della presentazione si sono ribadite le sfide ancora aperte, a cominciare dalla regolamentazione delle nuove piattaforme. «Chiediamo al governo di sostenere la localizzazione italiana, di evitare le lungaggini legislative e di definire i diritti e doveri dei campioni dello streaming», ricorda Francesco Rutelli, presidente di Anica. Un altro tema caldo è la pirateria: «Se i giganti online possono ridurci a produttori esecutivi, la pirateria non ci permette di essere nemmeno quello», ricorda Nicola Maccanico, EVP di Sky Italia. «Oggi la pirateria ha ancora più strumenti rispetto al passato e noi ancora meno risposte».

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Francesco Rutelli, presidente di Anica (© Gabriel Stabinger)