Ferdinand Piech ci viene descritto fin dalla giovane età come un ragazzo molto appassionato dal mondo delle quattro ruote, a tal punto da chiedere lui stesso di poter fare uno “stage” all’interno dell’azienda di Giorgetto Giugaro. Correva l’anno 1972. La sua storica automobilistica ebbe inizio così. I suoi successi in termini automobilistici iniziarono proprio nel 1970, quando contribui alla progettazione della mitica Porsche 917 che si aggiudicò la 24 Ore di Le Mans. Piëch in seguito subi’ la decisione della famiglia Porsche di non fare lavorare all’interno dell’azienda dei componenti della famiglia stessa. Ecco dunque il trasferimento in Audi, di cui nel 1974 divenne Responsabile dello Sviluppo Tecnico e, nel 1975, membro del Consiglio di Amministrazione. A Ingolstadt diede un’impronta davvero decisiva, attuando idee innovative quanto geniali. Fu lui a credere per primo allo sviluppo del motore a 5 cilindri, nel turbocompressore, nella trasmissione “quattro” e nel motore diesel ad iniezione diretta. Ognuna di queste tecnologie è la base delle vetture di oggi. Un vero e proprio luminare. E’ sua la decisione di montare per la prima volta un V8 su un’Audi e di alleggerirne la struttura grazie al telaio in alluminio ASF. Stiamo parlando del 1994 e l’ammiraglia Audi A8 surclassò dal punto di vista tecnologico, le concorrenti BMW Serie 7 e Mercedes Classe S. Nel 1993 dopo una discreta gavetta e dopo aver rivoluzionato il mondo dell’auto, Ferdinand Piech passò al gruppo Volkswagen. Piech punto’ forte sulla Golf IV, del 1997, fu un boom di vendite, ed ancora oggi tra gli appassionati gira la voce che sia la migliore in fattore di qualità e design. Creò da 0 la Passat di quinta generazione.
Modificò l’estetica, l’aerodinamica ma soprattutto cambiò totalmente il pianale, rendendolo longitudinale così da poter montare motori stratosferici come il: V6 turbodiesel e il W8 benzina. Essendo entrato nella seconda Casa automobilistica con all’interno più marchi al mondo, ebbe la possibilità di spaziare tra: Lamborghini, Ducati, Bugatti, Seat, Porsche….Non solo cose positive fece a dire il vero Ferdinand Piech. A volte vista la sua immensa qualità si cimentava in progetti davvero ambiziosi e dalla spesa economica a dir poco devastante. Non sempre andò bene. Un esempio recente e veramente molto dispendioso fu Bugatti Veyron, dove per ogni singolo prodotto creato, Volkswagen perdeva all’incirca 2 milioni di euro. Altro buco nell’acqua fu la XL1, che Piech avrebbe voluto mettere su strada, ma che rimase confinato ad uno di quei “figli mai nati” di cui la storia dell’auto è piena. Una delle sue ultime scommesse perse fu la Volkswagen Phaeton. Piech cercò di sovvertire una regola non scritta, ovvero quella che le ammiraglie sono un’esclusiva dei marchi premium. Fece addirittura costruire uno stabilimento apposito investendo una quantità di soldi esorbitante ma fu tutto tempo sprecato.
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