Ai giovani italiani la disoccupazione fa più paura che il terrorismo

Il 3° rapporto Generazione Proteo, a cura della Link Campus University, fotografa lo stato dei 17-19enni d’Italia: moderni e aperti al cambiamento. Ma anche spaventati dal proprio futuro

La vita, per i giovani italiani, assomiglia ad una corsa ad ostacoli. Questo quanto emerge dal 3° rapporto di ricerca nazionale dell’Osservatorio Generazione Proteo, realizzato dalla Link Campus University su un campione di 10mila ragazzi degli ultimi anni delle scuole secondarie di secondo grado, e appena presentata a Roma. Un rapporto che fotografa una classe sociale moderna, aperta e motivata, ma anche attorniata fra le barriere sociali; tra le tante, quella del lavoro sembra essere la più ardua di tutte.

POCO LAVORO E POCA FIDUCIA. Il lavoro – il 47% spera di divenire libero professionista, il 37,5% un dipendente, solo il 14,2% un imprenditore – è visto dai giovani come mezzo per raggiungere la libertà; è al centro dei loro sogni, ma soprattutto delle loro paure, se è vero che la “disoccupazione” (23,4%) è un pericolo che vale dieci volte più del “terrorismo” e addirittura 5 volte più della “morte”. Al futuro professionale incerto si aggiunge la sfiducia verso la politica, con il gradimento ai partiti che riprende leggermente quota rispetto allo scorso anno, ma che resta comunque molto basso (dal 4,2 su 10 si sale in quest’edizione fino a un 4,8). Sfiora la sufficienza e cresce di 0,9 punti la fiducia nei confronti del presidente del Consiglio – con un giudizio medio a 5,9 – mentre sono in forte ascesa tutti gli altri protagonisti, a partire dal Presidente della Repubblica (6,5), sino alla Chiesa (6,6), alle Forze di Polizia, Ue e Sindacati. Il Jobs Act, nel mentre, resta una riforma sconosciuta per quasi 8 ragazzi su dieci.

SCOMPAIONO I TABÙ.
Dal punto di vista dei grandi temi sociali, i giovani italiani sembrano sia a favore dell’estensione dei diritti per le coppie di fatto (69,5%), sia alla regolamentazione dei matrimoni tra omosessuali (60,7%, quasi 70% per le femmine). Il campione si spacca invece di fronte all’ipotesi delle adozioni per i single e le coppie gay (58,9% “poco” o “per niente” d’accordo) ed è decisamente contrario all’aborto (63,3%, con il 68,6% tra le femmine). Interessante anche il dato inerente all’immigrazione: solo il 14,4% considera in modo negativo il fenomeno. Una visione moderna dei grandi temi sociali che non esclude il fortissimo legame con la propria famiglia e la quasi completa fiducia nei confronti dei genitori (‘molto’ o ‘abbastanza’: 87,7%) più che negli amici (73,8%).

CYBERBULLISMO. Il 72% dei nostri giovani è cattolico; tuttavia, solo il 22,3% è praticante. Certo la disaffezione non è da attribuire a Papa Francesco, che piace molto e sembra sia “vicino ai problemi della gente” (42%) che “portatore dei principi autentici della Chiesa”. La religione più praticata è invece quella dei social network; il 93% dei giovani è su Whatsapp e Facebook, dove non è raro assistere ad episodi di bullismo: quasi 2 ragazzi su 3 affermano che social e tecnologia abbiano contribuito a incrementare il fenomeno. Sono altissime le percentuali di intervistati che hanno dichiarato di essere stati vittime di bullismo da parte dei propri coetanei, una violenza più spesso psicologica che fisica: ben il 40,3% ammette di essere stato oggetto di insulti ripetuti, il 47,2% è stato offeso mediante la diffusione di notizie false, il 39,8% tramite telefonate o messaggi sgradevoli, mentre il 35,8% ha subìto umiliazioni di fronte ad altre persone. E un 12,2% di quelli che hanno visto diffusi e pubblicati foto e video compromettenti che li ritraevano.

FOTOGRAFIE PERICOLOSE. Selfie significa, secondo i giovani, condivisione (25%), desiderio di notorietà (17,6%) e divertimento (17,3%). Ma anche rischio, se è vero che il 22,3% ha dichiarato di averli scattati alla guida del motorino, l’11% in situazioni estremamente pericolose (come in bilico su una terrazza o durante uno sport estremo). Una fotografia ancor più rischiosa, tuttavia, resta quella di tutti gli ostacoli sopracitati, che frenano il grande slancio dei nuovi giovani. Almeno secondo Nicola Ferrigni, sociologo e direttore dell’Osservatorio Generazione Proteo, istituito presso Link Lab (laboratorio di Ricerca Socio Economica della Link Campus University): «L’indagine svela una generazione di atleti e corridori, quasi inconsapevoli, di una competizione agonistica quotidiana sulle diverse piste della vita, del lavoro, dei rapporti con l’altro, della scuola, dell’università e della tecnologia. Una corsa a ostacoli che si frappongono nel loro percorso: barriere che invitano a essere superate e saltate, e che a volte costringono invece a rallentare, a stare un passo indietro o addirittura a cadere e fermarsi, frenando molto spesso l’incredibile slancio di cui essi sono dotati».

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