Giurista specializzata in Relazioni internazionali e Diritti umani, dopo essersi formata professionalmente in Italia Susana Martín Gijón si è occupata di Sviluppo socioeconomico, Cooperazione internazionale e Diritti civili, finché, nel 2014, è iniziata la sua carriera da scrittrice e in Spagna è divenuta una delle più apprezzate autrici di noir. Ora, debutta in Italia con 1580: Morte a Siviglia (Ponte alle Grazie), un romanzo che unisce il meglio del romanzo storico e il meglio del “noir mediterraneo”, portando i lettori alla fine del XVI secolo, nella più straordinaria città dell’epoca, capitale commerciale del vecchio e nuovo mondo.
Dal suo porto, infatti, sta per salpare la flotta delle Indie: dovrà riportare alla Corona spagnola parte di quei tesori del Nuovo Mondo che la stanno facendo grande. Ma l’orrore è in agguato. Sulla polena della nave da guerra che guiderà la spedizione appare la pelle di un volto di donna, scuoiato, dai capelli rossi… Il crimine è raccapricciante, ma più nefasto ancora è il presagio che la superstizione dei marinai riconosce nella cruenta insegna.
A cercare con tenacia la verità è Damiana, prostituta mulatta della Babilonia, una delle più rinomate case di tolleranza della città, collega della vittima. Damiana ignora però di essere molto più coinvolta di quanto creda, e la sua decisione di cercare aiuto presso l’amica d’infanzia Carlina, ora suor Catalina, carmelitana scalza, avrà nuove terribili conseguenze. Tra personaggi riuscitissimi, un’ambientazione studiata nei dettagli e un intrigo capace di sorprendere il lettore, il risultato è un romanzo ideale per rilassarsi nelle calde giornate estive.
La citazione da 1580: Morte a Siviglia
«Solo dopo che i soldati hanno raccolto i corpi ridotti in ossa e scintille infilandoli in sudici sacchi, quando la maggior parte del pubblico ha già abbandonato la zona e la notte inizia a calare, l’uomo emerge dalla propria commozione. Se qualcuno l’avesse guardato negli occhi, avrebbe visto un dolore incommensurabile. E un po’ più in profondità, nello spazio riservato ai sentimenti più reconditi, un inequivocabile cenno di colpa. Parla alla neonata con una voce roca che sembra provenire da quell’inferno dove oggi sono finite diverse anime. Quell’inferno dove, lo desidera con tutte le sue forza, andranno anche i responsabili dell’accaduto: “Tua madre non c’è più, Damiana. Adesso rimani solo tu”».