Ermitage, il gioiello di Caterina

Sorto per volere della zarina, a 250 anni dalla fondazione il museo di San Pietroburgo è uno dei più vasti e importanti del pianeta, grazie a una collezione eclettica di antichità e beni artistici ospitati da location mozzafiato

Con un’estensione superiore ai 230 mila metri quadrati e una collezione di oltre 3 milioni di oggetti (anche se gli spazi consentono l’esposizione di “soli” 60 mila pezzi) l’Ermitage di San Pietroburgo può essere considerato il più grande museo al mondo.

È, infatti, secondo solo all’enorme complesso dello Smithsonian Institution statunitense, che raccoglie però ben 19 diversi musei. Ma questo non è il suo unico vanto. Con i suoi 250 anni di storia è anche uno dei più antichi esistenti.

Fatto edificare nel 1764 da Caterina II come rifugio dal trambusto di corte e sede della propria raccolta di opere d’arte – consigliata da Diderot e altri esperti europei acquistò più di 2 mila dipinti – venne presto definito Pavillon de l’Ermitage, ossia “padiglione del romitaggio”, alludendo alla ristretta cerchia di amici della zarina cui era riservato.

Le mostre

Parola al direttore

Fu poi lo zar Nicola I, nel 1852, a trasformarlo, in un vero e proprio museo aperto al pubblico, dopo alcuni lavori di ampliamento. Con il tempo, infatti, la collezione crebbe a dismisura e fu quindi necessario costruire altri edifici per riuscire a ospitarla; alla fine il nome Ermitage finì per indicare un intero complesso di cinque edifici: il piccolo, il grande e il nuovo Ermitage, il teatro dell’Ermitage e anche il Palazzo d’Inverno.Ma oggi il museo è ancora più esteso, ed è arrivato a occupare anche parte del palazzo dello Stato maggiore, il palazzo Menshikov, il Museo della Porcellana presso la Manifattura imperiale di porcellana,l’esposizione permanente presso la reggia di Strelna e il deposito di Staraja Derevnia (che prende il nome dalla stazione della metropolitana).

Senza contare che esistono anche sedi in altre città: Kazan’ e Vyborg in Russia, Las Vegas, Amsterdam, Londra e Venezia all’estero. In particolare, la sede nella città tricolore rientra nel progetto Ermitage Italia, che ha portato all’apertura di un centro di ricerca e studio nella Penisola. Adibito alla catalogazione delle opere italiane dell’Ermitage, l’ente è nato a Ferrara nel 2007 per poi trasferirsi in Laguna nel 2013.

VANTA UN PATRIMONIO DI

OLTRE 3 MILIONI DI OGGETTI,

NONOSTANTE I RIVOLUZIONARI

NE ABBIANO VENDUTI MOLTI

PER INCAMERARE VALUTA

DALLA PREISTORIA AL PRESENTE La vasta collezione di San Pietroburgo, oltre che estremamente vasta, è poi anche molto varia. Negli splendidi corridoi e nelle sale barocche che sorgono lungo il fiume Neva si susseguono reperti risalenti all’Antico Egitto e all’antichità classica, opere d’arte medievale e rinascimentale, così come lavori più recenti, fino ad arrivare ai grandi nomi del XXI secolo. Tra gli artisti esposti si contano tra gli altri Caravaggio, Tiziano e Canova, Cézanne e Leonardo da Vinci, e poi Degas, Gauguin, Matisse, Monet, Renoir e Velásquez. Come non citare anche Picasso, Rubens o Van Gogh?

E pensare che all’indomani della Rivoluzione il governo sovietico, per incamerare valuta preziosa, decise di vendere alcune delle sue opere d’immenso valore, oggi ospiti di musei di città europee e statunitensi. In ogni modo, accanto ai dipinti, l’Ermitage possiede pure interessanti sculture romane, reperti sciiti e persiani, argenti russi e altri preziosi, armi e armature, porcellane, oltre un milione di oggetti di numismatica e molto altro ancora. Insomma, vista la sua estensione in termini di spazi e numero di oggetti, l’Ermitage si colloca indiscutibilmente tra i musei più importanti al mondo e merita senz’altro una visita. O forse sarebbe meglio dire più di una.

GLI ALTRI GIGANTI NEL MONDO

È, infatti, davvero impossibile anche solo immaginare di visitare l’intera collezione nel corso di una sola giornata. Come scegliere allora cosa vedere? Gli esperti consigliano di non perdere senz’altro il suo vasto patrimonio pittorico, con particolare attenzione per i dipinti di Rembrandt, e la Galleria del tesoro con le sue due sezioni.

La prima, detta Gold Rooms (ossia stanze d’oro), espone circa 1.500 opere in oro provenienti da Eurasia, Mar Nero e Oriente, che ripercorrono la storia dal VII secolo a.C. al XIX d.C.; la seconda, Diamond Rooms (stanze di diamante), esplora l’evoluzione della gioielleria dal III millennio a.C. all’inizio del XX secolo, contemplando anche oggetti particolari come pugnali orientali ricoperti di rubini e forcine di diamanti indossate dalle dame dell’aristocrazia nella San Pietroburgo XVIII secolo.

UN VALORE AGGIUNTO E’ LA SUGGESTIVA SEDE

CHE LO OSPITA: EDIFICI DI EPOCA IMPERIALE

CHE RAPPRESENTANO UN’OPERA D’ARTE IN SE’

CAPOLAVORI NEL CAPOLAVORO Se poi, dopo quanto già detto fin qui, ci fosse ancora bisogno di un ulteriore incentivo alla visita di un tale concentrato di cultura e bellezze, si può (e si deve) sottolineare che un rilevante valore aggiunto di questo patrimonio è la suggestiva location che lo ospita. Gli edifici di epoca imperiale nei quali sono esposte le collezioni rappresentano un’opera d’arte di per sé.

Basta pensare al solo Palazzo d’Inverno, costruito tra il 1754 e il 1762 su progetto dell’architetto italiano Bartolomeo Rastrelli come residenza degli zar nella stagione fredda. La sua facciata, rivolta su piazza del Palazzo, è lunga ben 500 metri, e lo rende la Reggia più lunga al mondo.

Una struttura monumentale che sembra ideata per rappresentare in scala la magnificenza e il potere mitico dell’impero russo, grazie anche alla facciata opulenta e ricca di lavori a stucco su finestre e portali, in pieno stile barocco. Altrettanto ampi e lussuosi appaiono i suoi interni, suddivisi in oltre un migliaio di stanze, molte delle quali erano occupate dalla famiglia imperiale. E non sono da meno gli altri edifici che vanno a completare il complesso museale.

Per esempio, il General Staff Building è magnifico già da fuori, con la sua lunga facciata e l’arco trionfale con la statua del Carro della gloria. Visitare per credere!

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