Ops Mediobanca-Generali, tensione sull’asse Delfin-Caltagirone

Il Ceo di Mediobanca, Alberto Nagel, smentisce l’esposto in Procura, ma l’ipotesi di un’intesa tra i due gruppi pesa sul voto decisivo del 16 giugno

Mediobanca, sospetto accordo Delfin-Caltagirone: esposto in procura© Shutterstock

L’Ops Mediobanca-Generali è nell’occhio del ciclone e, con questo accordo, anche Monte dei Paschi. Nelle scorse ore sono circolate delle voci riguardo ad Alberto Nagel, Ceo di Piazzetta Cuccia, e al fatto che avrebbe presentato un esposto alla procura di Milano in merito a un presunto accordo fra Delfin e Caltagirone. Secondo indiscrezioni, le autorità avrebbero aperto un fascicolo “a modello 45”, che presuppone l’iscrizione nel registro degli “atti non costituenti notizia di reato”, senza alcun incarico per attività investigative.

Se, dalle verifiche, dovessero emergere anomalie o profili di aggiotaggio, partirebbero le opportune segnalazioni alla magistratura. Questo prevedrebbe la procedura. Tuttavia, la notizia è poi stata smentita da fonti dirette di Mediobanca, le quali precisano che “non è stato presentato alcun esposto alla Procura di Milano avente ad oggetto il concerto relativo a operazioni di mercato in essere”.

Mediobanca-Generali: fronte Nagel vs fronte Caltagirone

Intanto cominciano a delinearsi gli schieramenti per il voto previsto per il prossimo 16 giugno. Si vedrà se l’Ops Mediobanca-Generali riceverà il benestare della maggioranza. Secondo le indiscrezioni, Norges Bank e Mediolanum – che detengono il 4,94% del capitale – voteranno a favore dell’offerta. Pare sia favorevole anche la famiglia Doris, con il 0,96% della holding Finprog, che è fuori dal patto di consultazione di Mediobanca. Nel caso di bocciatura il titolo Mediobanca, che ha guadagnato oltre l’11,4%, si sgonfierebbe facendo in modo che Mps torni in campo.

La proposta dell’a.d. Alberto Nagel è di consegnare 1,7 azioni Generali per ogni azione di Banca Generali. Vuole utilizzare tutta la partecipazione del 13,1% detenuta nel Leone per raddoppiare di dimensioni nel wealth management. L’affluenza in assemblea dovrebbe essere da record: oltre l’80% del capitale, forse l’82%. Tutti i proxy advisors – come Iss, Glass Lewis e Pirc – si sono espressi favorevolmente. 

Norges è in linea con la politica di altri investitori istituzionali, fra cui ci sono alcuni fondi pensione statunitensi (New York City Comptroller, California State Teachers, Florida State Board of Administration, Calpers) e asset manager come Calvert e Praxis.

Gli istituzionali hanno molta voce in capitolo, con il 50% del capitale che – oltre ai grandi fondi internazionali – comprende anche il retail. Nagel, inoltre, viene sostenuto della maggioranza del patto di consultazione (pari all’11,8% ed escluso lo 0,11% di Romano Minozzi) dal gruppo Gavio (0,42%) e da Unipol (oltre il 2%).

In contrapposizione si trova il fronte Caltagirone con quasi il 10%. Dovrebbe poter contare sull’appoggio di Delfin della famiglia Del Vecchio (che detiene il 19,8%, ma che potrebbe anche astenersi); sulle casse previdenziali di Enpam, Enasarco e Cassa Forense che hanno oltre il 5% e su qualche socio minore. In questo modo dovrebbe arrivare a circa il 36%. Da capire, infine, cosa farà Pimco con l’1,5%.

Resta sempre aggiornato con il nuovo canale Whatsapp di Business People
© Riproduzione riservata